Y tu mama tambien di Alfonso Cuarón: la recensione
Recensione di Y tu mama tambien di Alfonso Cuarón, con Diego Luna, Gael García Bernal e Maribel Verdú.
Y tu mama tambien di Alfonso Cuarón, vincitore di due premi alla Mostra del Cinema di Venezia del 2001 (miglior sceneggiatura e Premio Marcello Mastroianni per il miglior attore esordiente a Gael García Bernal e Diego Luna), è tanti film contemporaneamente: road movie assolato e smaliziato, intimo e vitale romanzo di formazione, silenziosa ma puntuale indagine sulla realtà sociale di un Messico rurale e dimenticato dai mass media. Un film che sembra procedere come viene, senza meta, un po’ come fanno i tre protagonisti a bordo di una scassata automobile per le strade infinite della loro terra natia, ma in realtà Y tu mama tambien ha le idee chiarissime, riuscendo a coinvolgerci realizzando un fine non facile: raccontare i sentimenti mettendo al centro i corpi e la carnalità.
Il quarto lungometraggio diretto da Cuarón è un piccolo miracolo, una piccola perla dei primi anni Duemila, proprio perché riesce ad essere multiforme e compatto, poliedrico e omogeneo. In perfetto equilibrio tra dramma e commedia, con dialoghi brillanti e di sfrenata quotidianità, e con una presenza dell’eros costante ma mai morbosa né greve, Y tu mama tambien ci trascina via pian piano, (tras)portandoci in questa zingarata a cavallo tra adolescenza, tempo della maturità e iniziazione all’età adulta, con gli scorni e le perdite che la caratterizzano, dove sesso, droga e alcol fanno da veicolo verso un’energia galoppante che non tornerà più.
A ben vedere, però, il tratto più interessante del film sta nella sua “nota” minore, o almeno così è all’apparenza, cioè lo sguardo che Cuarón dedica al suo Paese. Attraversarlo è osservarlo e consegnarcelo per riflettere su un Messico polveroso e abbandonato, ma sorridente e ospitale nel modus vivendi della gente che lo abita. È così che il viaggio dei protagonisti, i due piccoli uomini Julio e Tenoch, e la giovane (e intrigante) donna Luisa, si fa contemporaneamente fisico e spirituale, ambientale e sociale. E Y tu mama tambien ci seduce e interroga col fare subdolo di un autoscatto che profuma di ieri ma ci parla dell’oggi.