Rigor Mortis

Rigor-MortisChin Siu-ho, attore sulla via del tramonto celebre per il ruolo nei panni di cacciatore di vampiri, si impicca. In quel momento gli passa davanti agli occhi tutta la vita. E che vita! Con la corda al collo piomba in un trip di allucinazioni sovrannaturali, un calderone di elementi dove c’è posto per tutto e tutti: spettri galoppanti, gemelline alla The Ring, famelici zombie, sangue a secchiate dovunque. C’è anche posticino per un’“incantata” camera 2442 (di vaga ispirazione kubrickiana). Ma questi elementi non s’amalgamano a dovere e il risultato è un horror privo di terrore e, pur ricco di azione ed effetti visivi, noioso. Debutto alla regia del produttore e sceneggiatore Juno Mark e co-prodotto dal padre di The Grudge, Takashi Shimizu, Rigor mortis è un’accozzaglia di indisciplinati contenuti a cui manca il rigore del titolo, stipati in una fatiscente palazzina di Hong Kong in preda a forze oscure. Tra morti e risorti, taoisti ed esorcisti, un esordio che antepone l’esercizio di stile al racconto. A mortis.

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