#Venezia74, il (Del) Toro d’oro e il Leone negato a Kechiche

leone d'oro Del toroC’era una volta un leone che si trasformò in toro. D’oro. E un brutto anatroccolo che non divenne un cigno. Il primo si chiamava Guillermo del Toro, il secondo Abdellatif Kechiche. Venezia 74 è una favola conclusasi male, da favola, appunto, per il primo, da incubo per il secondo. Anche se Kechiche non è stato l’unico trombato o scornato di quest’edizione. Su tutti anche Martin McDonagh, visibilmente incazzato al ritiro del premio-contentino alla sceneggiatura. Ma procediamo con ordine, dando comunque a Del Toro quel che è di Del Toro.

The Shape of Water è il Leone d’Oro della 74esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Un premio che stupisce, anche se attribuito non senza merito. Perché diciamolo: The Shape of Water è un bel film, senza dubbio il più bello della filmografia di Del Toro. Il più coeso, vibrante, magico. Ma da qui a meritarsi il massimo premio lagunare ce ne corre. È un premio che apre e sdogana al podio un certo cinema di genere, in particolare fantasy, oltre che un cinema più commerciale, capace di arrivare anche al pubblico nelle sale e non solo agli occhi bordati di cinefili incalliti.

Ma come in ogni gara che si rispetti, i premi si assegnano paragonando i film in corsa e Mektoub, My Love: Canto Uno di Kechiche meritava di vincere. Non volevate dargli il Leone d’Oro? Passi questo peccato grave, ma è imperdonabile la sua assenza dal palmares. Mektoub, My Love: Canto Uno è un film gigantesco, che ha unanimemente convinto la critica accorsa al Lido di Venezia. Un inno alla vita, alla gioventù, all’amore. Ma soprattutto un cinema oltre il cinema, una vera e unica esperienza cinematografica senza pari. Perché la giuria capitanata da Annette Bening lo ha schifato in toto? La domanda è destinata a rimanere insoluta, e ciò fa ancora più male al cinema. Perché snobbare con cotanta miopia un film che è cinema all’ennesima potenza, allo stato più puro e più raffinato allo stesso tempo? No words…

Simile sorte è toccata anche a Martin McDonagh e al suo bellissimo Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, al quale è stato attribuito il premio per la migliore sceneggiatura. Una sorta del tutto identica a quella che colpì Jackie di Pablo Larrain lo scorso anno. Grandi film a cui sono toccate le briciole di premi dati senza troppa coerenza né gusto.

Ci sta invece tutto il Gran Premio della Giuria a Foxtrot di Samuel Maoz, tra gli autori più attesi al Lido dopo il Leone d’oro vinto nel 2009 con Lebanon. Promossi anche il premio speciale della giuria al western aborigeno Sweet Country di Warwick Thornton e il Premio Marcello Mastroianni al giovanissimo Charlie Plummer di Lean on Pete.
Eccessivo, invece, il Leone d’argento per la Migliore Regia a Xavier Legrand (Jusqu’à la garde). Un esordiente che sa il fatto suo, ma il premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” era giusto e più che sufficiente per un giovane regista sul quale ora pesa molto un futuro in cui dimostrarsi all’altezza dei premi vinti.

Le Coppe Volpi lasciano un po’ il tempo che trovano. Quella femminile a Charlotte Rampling non ci sta. L’attrice è mono-faccia in un film insipido e ostile, un’opera senza sceneggiatura che si regge a malapena in piedi proprio sulla performance della Rampling. Sa più di premio alla carriera che altro. Quella maschile a Kamel El Basha per The Insult di Ziad Doueiri suona invece più come un premio al film, anche perché a ben vedere Kamel EL Basha non è neppure il vero protagonista dell’opera.

Venezia 74, quindi, si chiude con una premiazione che tira un colpo al cerchio e uno alla botte, tra premi omaggio e premi politici, che vanno a incensare più l’accordicchio che non il merito. Una premiazione che sottolinea il buon lavoro fatto da Alberto Barbera e il suo staff in fase di selezione dei film, ma che palesa l’inadeguatezza della debole giuria messa insieme quest’anno. E un bruciore profondo alla stomaco che ri-prende al solo pensiero di un Kechiche tornato a casa a mani vuote (e chissà se lo rivedremo più al Lido, ma la vedo bigia…).

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