Tutti i nostri desideri (Toutes nos envies): la recensione

TUTTI-I-NOSTRI-DESIDERISe fosse uno slogan pubblicitario potrebbe essere: Philippe Lioret, sinonimo di qualità. Dopo lo straordinario Welcome, il regista francese fa di nuovo centro con Tutti i nostri desideri (Toutes nos envies), presentato con successo alle “Giornate degli autori”. Un’opera intensa, capace di toccarci il cuore riunendo in un solo gesto pudore ed incisività.

Dopo la tematica dell’immigrazione, trattata mettendo alla berlina l’ultima discutibile legge francese, Lioret punta la macchina da presa sulle banche e i loro illeciti, in particolare su tutte quelle piccole clausole scritte “a corpo 5 e grandezza 2 mm” che mandano in rovina famiglie intere. Sul grande schermo scorre la storia di Claire, che s’improvvisa “buon samaritana” per aiutare la madre di un’amica della figlioletta, donna disoccupata, sola, ai margini. Prende così il via una battaglia contro gli istituti finanziari che fanno prestiti “con tanto di truffa”. Ad aggravare la situazione ci sono i guai economici di sua madre e l’inaspettato arrivo di una malattia degenerativa. Ma troverà soccorso in un collega, Stephane, giudice dal cuore grande che ben conosce il concetto di umanità della legge.

Potremmo parlare di “Lioret touche”. Il suo sguardo sul mondo è perfettamente capace di mescolare denuncia sociale e sentimento, scuotendo l’animo e la mente dello spettatore, e tenendo alta la bandiera della dignità e del rispetto per i suoi personaggi. A dar man forte a questo “tocco” ci pensano gli attori ai quali affida la vicenda: la giovane Marie Gillian, bellezza acqua e sapone tipicamente francese a cavallo fra Jennifer Connolly e Carla Bruni, è genuina, vera, abissale nei sentimenti che incarna, madre coraggio dedita al prossimo; il pacato e superconvincente Vincent Lindon, confermato dopo la commovente performance in Welcome, parla con gli occhi e i solcati lineamenti facciali senza mai enfatizzare verso la caricatura le emozioni.

Lioret è il nuovo cinema francese che ci piace, che non si autoincensa sul suo piedistallo di spocchia, ma scende sulla terra e guarda i personaggi e gli spettatori negli occhi, allo stesso livello. Un cinema del reale, di contenuto, privo di fronzoli, con una regia che ci conduce per mano come piccoli pronti ad essere stupiti, affascinati, cullati, scioccati.

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