Sal: la recensione
12 febbraio 1976. Sal Mineo, di ritorno da una prova generale dello spettacolo teatrale “P.S. Your cat is dead”, viene accoltellato nel vicolo dietro casa. Un solo colpo, al cuore, con conseguente emorragia interna. James Franco, noto al grande pubblico per la convincente prova in “127 ore” di Danny Boyle, sceglie questo giorno di vita, l’ultimo, per tratteggiare e rispolverare una personalità spentasi e dimenticata troppo presto, quella dell’attore italo-americano Sal Mineo appunto. E riesce nel suo intento. Ne emerge un uomo fascinoso, easy, da amare come un’icona pop, strenuo provocatore della massa, desideroso di stupire e lasciare il segno. Quel segno inciso nella storia del cinema ottenendo, rispettivamente nel 1955 e nel 1960, due candidature agli Oscar per Gioventù bruciata e Exodus.
Franco sceglie così di soffermarsi su momenti apparentemente inutili, quasi random, di quell’ultima giornata di vita. Stralci di quotidianità funzionali però a dipingere con brio e realismo un personaggio determinato, entusiasta del proprio lavoro e dei propri progetti futuri. Con occhio indiscreto assistiamo così alle discussioni per mettere in piedi il suo plan cinematografico, McCaffrey, le telefonate “libertine” con gli amici, le confessioni a sfondo sessuale a bordo della sua automobile, le scanzonate prove a teatro. Il tutto tramite una regia accattivante e non per tutti, sperimentale e matura allo stesso tempo, la quale, epidermica, morbosa, opprimente, indugia sul corpo del suo protagonista. James Franco si dimostra un fan accanito del primo e primissimo piano, abbandonando raramente la figura di Sal, come a voler condurre davvero lo spettatore in quell’ultimo soffio di vita del protagonista. E si diverte a giocare con la messa a fuoco, sfocando ora il primo ora il secondo piano, inquadrando particolari e dettagli con fare sineddotico, tendendo spesso verso quella deriva dello schermo chiamata fuoricampo. Tutti piani ottenuti rigorosamente con una macchina a mano oscillante, instabile, come un’entità invisibile che tormenta Sal notte e giorno.
Venendo all’attore protagonista, Val Lauren, compagno di merende di James Franco, è una piacevole sorpresa. Dimostra di amare il suo personaggio e di vestirne i panni con invidiabile scioltezza, torbido sex appeal, puerile e compiuta genuinità. Un giovane che ci auguriamo di vedere più spesso sui nostri schermi.
Girato in soli 9 giorni e presentato con successo nella sezione Orizzonti, Sal ammalia per forma e contenuto. Un’opera che ha il profumo della novità, in parte d’elite, pronta a stupire uno spettatore dalla mente aperta, a suo agio nell’accogliere film fuori dal coro.