Un mondo perfetto: un film perfetto – recensione
Recensione di Un mondo perfetto di Clint Eastwood.
Esterno. Giorno. Campo lungo. Un bambino vestito da fantasma cerca di tenere per mano un uomo che con fare sfuggente si rifiuta. E’ solo una delle svariate sequenze struggenti di Un mondo perfetto, capolavoro del 1993 di Clint Eastwood.
Un bandito moderno evade dal carcere e, in seguito ad un imprevisto, prende in ostaggio il piccolo Phillip e con fare paterno lo porta con sé lungo le strade del Texas. Così Butch Haynes riscopre se stesso, non “un brav’uomo, ma nemmeno il peggiore”, come lui stesso si definisce.
Recensioni film di Clint Eastwood
Un mondo perfetto è un film complesso e intenso dove Bene e Male si mischiano nella mente dello spettatore, dove l’analisi psicologica e spirituale si fa profonda. Commovente a più riprese, campa su una sceneggiatura ad orologeria e un fascino western (nel Dna di Eastwood dai tempi di Sergio Leone) che permea ogni inquadratura di un raffinato ed espressivo Kevin Costner. Azzeccata la scelta del piccolo T.J.Lowther.
Dopo Gli spietati, è il primo vero grande successo del buon vecchio Clint ambientato lontano dai saloon e dallo storico sigaro in bocca. Il decollo di un regista che poi non ha più sbagliato un colpo, anzi una pellicola.