Un giorno di pioggia a New York: piove sul bagnato
Recensione di Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen.
Premetto che quanto leggerete è impopolare. E che non sono un Alleniano, anche se riconosco il genio di Woody Allen, smarritosi però dopo Midnight in Paris (2011). Dopo i già trascurabili Café Society e La ruota delle meraviglie, Un giorno di pioggia a New York è un film ancora più piccolo, quasi insignificante, quasi invisibile.
Un giorno di pioggia a New York ci scuote come una pioggerellina estiva, debole, episodica, così ininfluente da sembrare fastidiosa. È un film che ci lascia un grosso “mah!”, per sua fortuna ridimensionato dal finale che cerca di dare un senso, fiabesco e vagamente magico, a tutta la scialba e scontata vicenda raccontata. Un happy end da favola, con un Cenerentolo che trova la dolce metà dopo una giornata di sfortunati eventi.
Un giorno di pioggia a New York zoppica tanto nella sceneggiatura quanto nella scelta dei suoi interpreti. Ad eccezione di Jude Law, che incarna bene lo spirito nevrotico e comicamente ossessivo-compulsivo di molti personaggi di Allen, e di Diego Luna, simpatico sciupafemmine dall’accento donchisciottesco, il resto del cast appare sbiadito, pallido, quasi asessuato. Su tutti Timothée Chalamet, che con la sua aria da cagnolino bagnato e bastonato, non riesce a dare fascino ad un personaggio che non può trovare carattere solo negli abiti firmati che indossa. Non lo aiutano le due girls della vicenda, Elle Fanning e Selena Gomez, che però fanno uno sforzo per regalare al film qualche buffa faccia (la prima) e qualche frizzante frecciatina (la seconda).
Per il resto, piove sul bagnato di un autore, Woody Allen, che non ha più nulla da dirci. O meglio, a voler essere più clementi, pare indugiare in una crisi d’ispirazione che si protrae da troppi anni. Alla veneranda età di 84 anni, potrebbe anche appendere la cinepresa al chiodo…