Un borghese piccolo piccolo: Alberto Sordi padre vendetta – recensione
Recensione di Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli con Alberto Sordi
Pellicola del 1977 di Mario Monicelli, Un borghese piccolo piccolo è la commedia che muta in tragedia, la ricerca di stabilità che sprofonda nel disorientamento più totale fino al cieco delirio. Alberto Sordi veste in modo magistrale i panni di un impiegato del ministero che spende la sua vita nel nome del lavoro e del buon nome, per far sentire “signora” la moglie buzzicona di turno e dare un futuro certo al figlio ragioniere. Ma la vita è imprevedibile e una mattina, quando è ancora quasi buio, il castello di carte crolla: il figlio rimane involontariamente ucciso durante la fuga di un gruppo di rapinatori da una banca. La madre, appresa la notizia, subisce un ictus e il padre si ritrova triste triste, solo solo. Ha così luogo un giorno di ordinaria follia.
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Monicelli ha l’occhio lungo e confeziona un’opera estremamente attuale anche nel 2010. Tramite una sceneggiatura di ferro, dipinge un’Italia che convive con le sue varie anime: i fannulloni e chi lavora 30 anni per una vita dignitosa, il potere occulto delle società segrete nei concorsi pubblici e la vendetta come strumento di giustizia. Una storia che oggi potremmo sentire al telegiornale. E rimanerne impressionati. Come da questo capolavoro del cinema italiano.
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“triste triste, solo solo”. Ma che recensione è?