Tutti i soldi del mondo: Ridley Scott rapito e riscattato (dal caso Spacey)
Dopo l’ennesima incursione nel genere fantascientifico con The Martian e Alien: Covenant, Ridley Scott arricchisce la sua poliedrica filmografia con Tutti i soldi del mondo, un cupo dramma basato sugli eventi realmente accaduti alla famiglia Getty negli anni Settanta.
Roma, 1973: l’adolescente Paul (il lanciatissimo Charlie Plummer) viene rapito da alcuni membri della ‘Ndrangheta. Ne conseguirà lo scontro a distanza tra la madre (una sempre impeccabile Michelle Williams) e il nonno, J. Paul Getty (interpretato da Christopher Plummer), che pur essendo l’uomo più ricco del mondo, non vuole pagare il riscatto.
Negli scorsi mesi di Tutti i soldi del mondo se n’è parlato a lungo, più per le controversie riguardanti la produzione che per altro. Com’è noto, in origine il ruolo di J. Paul Getty era stato affidato a Kevin Spacey che, a seguito degli scandali sessuali che l’hanno coinvolto, è stato sostituito per decisione di Scott e dei produttori – a film già ultimato – da Christopher Plummer, che a detta del regista era stato comunque la prima scelta prima che il ruolo andasse a Spacey. Le riprese aggiuntive sono durate solo 9 giorni e sono terminate il 29 novembre 2017, ovvero appena 20 giorni prima della premiere del film tenutasi a Los Angeles.
Nonostante tutte queste controversie, Ridley Scott è riuscito a confezionare un buon film, tanto da riuscire nel farci sopportare la visione di Nicolas Vaporidis sul grande schermo, fortunatamente solo per pochissimi minuti. Battute a parte, a Tutti i soldi del mondo manca forse un ingrediente ultimo, un qualcosa che lo potesse rendere davvero un film incisivo e memorabile.
La scelta di Plummer si è dimostrata vincente: nonostante un minutaggio ridotto del suo personaggio sullo schermo, l’intera durata del film è comunque pervasa da questo sgradevole riccone, assoluto protagonista del film, per il quale “le cose sono meglio delle persone, perché le cose non cambiano mai e non ti tradiscono”. Proprio per questa “secchezza” diffusa, Tutti i soldi del mondo può dirsi un film riuscito, perché non è un film drammatico che coinvolge emotivamente, e non vuole esserlo: è una riflessione sul ruolo del denaro e il posto che gli diamo sulla nostra personale scala dei valori.