Tournèe: il new burlesque secondo Amalric – recensione

Tournée film francese sul burlesqueRecensione di Tournèe di Mathieu Amalric.

Joachim Zand (Mathieu Amalric), ex leader della produzione televisiva francese, dopo anni trascorsi negli Usa, torna in Francia per un tour con il suo gruppo di statunitensi artiste del new burlesque. Tra alti e bassi attraversa la terra natia nella speranza di entrare trionfante un giorno nella capitale, Parigi. Ma questo “ritorno alle origini” toglie la polvere dal passato. Joachim incappa in tutto ciò che aveva lasciato: il non-amore provato dai figli e dalla moglie nei suoi confronti e le ostilità di chi gestisce il mondo dello spettacolo. Ma la via d’uscita è lì a portata di mano…

Mathieu Amalric, vincitore con questa pellicola del premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2010, confeziona un’opera coinvolgente che oscilla con delicatezza tra amara malinconia a “boccaccesca” poesia. Dimostra di amare ciascuno dei personaggi che pone di fronte alla macchina da presa con fare paterno, proprio come Joachim Zand nel profondo ama e difende la sua troupe. Tournèe, presentato fuori concorso al Torino Film Festival 2010, sembra non procedere mai, ma è una scelta ponderata e volontaria. Amalric, a discapito della narratività, investe tutto su questa “fase descrittiva”, come a voler far percepire allo spettatore l’affascinante instabilità dell’artista on the road, il profumo dei camerini e lo sveltolare di ciglia finte e piume di scena, il martellante rumore dei tacchi sul palcoscenico e il graffiante stridore dei microfoni. Enfatizza tutto ciò con una regia a tratti “documentaristica”, da reporter che indugia dietro le quinte per cogliere gli umori e gli odori della performance live. Un film avvolgente, colorato, a tratti surreale ma mai eccesivo perché strettamente connesso al vero, un vero allo stesso tempo “border line” e ordinario.

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Amalric, dopo la straordinaria prova ne Lo scafandro e la farfalla di Schnabel, dimostra di essere la vera punta di diamante del cinema francese degli ultimi anni. Con bravura indiscussa incarna le tensioni del precariato artistico, passando con scioccante fluidità dall’isterica tensione alla risata liberatoria, dal fascino del latin lover alla rabbiosa reazione di chi è stato abbandonato da amici e nemici. Lo affianca un gruppo di vere ballerine del new burlesque. Ciascuna ha il suo motivo d’esistere, anche se spicca il personaggio della formosa e biondissima Mimi, vera ancora di salvezza per il produttore in caduta libera nella vita.

Il pupillo di Arnaud Desplechin riesce quindi a dare profondità e novità al topos classico del viaggio come via per la scoperta di sé, tramite una sceneggiatura ben scritta, mai noiosa, e una regia partecipe. Insomma, ha tutte le carte in regole per avviare una brillante carriera (anche) dietro la macchina da presa.

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