The Young Pope: il Papa (Sorrentino) è nudo
“His religion is revolution” recita lo slogan che campeggia sulla locandina di The Young Pope di Paolo Sorrentino. Ma questa maestosa serie tv di Sky è davvero una rivoluzione del e nel piccolo schermo?
Certamente è significativo vedere il più grande regista italiano di oggi, Paolo Sorrentino, quasi fresco di Oscar per La grande bellezza, “concedersi” (ad) una series televisiva. Sorrentino scende dal podio del cinema e atterra in televisione. E questa è già una piccola rivoluzione. Almeno a prima vista, almeno all’apparenza. Sorrentino adatta il suo cinema fatto di ellissi, sospensioni, sogni, stile prima che contenuto, a quella vecchia scatola quadrata (oggi ultrasottile) che abbiamo in salotto. È quindi un Sorrentino più agevole, più alla portata di tutti, che scende dal piedistallo ma sale sul pulpito di un personaggio che non può che affascinare. Il suo Papa è giovane, bello, biondo, con gli occhi azzurri, uno di quei super-uomini ai quali non devi chiedere mai. È un sex symbol, irraggiungibile come una rockstar, che vive nella contraddizione di sé. Un Papa che fa colazione con la Coca Cola, che fa smettere di piovere, che fa miracoli, che ha il potere di ingravidare o uccidere con una semplice ma insistente preghiera, che ci viene mostrato nudo come un Adone. Insomma, è un Papa di eccessi, che solo per questo non può che suscitare ansimante curiosità. Ma sotto l’abito talare della serie c’è qualcosa?
Diciamo che, parafrasando il Professor Mortillaro (a buon intenditor…), c’è chi è nato per fare Cinema e chi è nato per fare Tv. Come chi è nato per il dramma e chi per la commedia. Non tutti sono portati per passare dall’uno all’altro. Sorrentino è nato per fare Cinema, e sul grande schermo dovrebbe rimanere. Ma non perché non sia capace di fare Tv. Tutt’altro. Ma perché il suo stile, i suoi contenuti, i suoi personaggi sono per il grande schermo. The Young Pope, per quello che racchiudono le sue dieci puntate di circa 50 minuti l’una, non regge il passo del piccolo schermo, anzi non adatta il suo passo al piccolo schermo. Quel niente che magistralmente appariva come il tutto ne La grande bellezza, regge e trionfa alla prova delle 2 ore o 2 ore e mezza, ma non è il caso di spingersi oltre. L’illusione, il sogno se così vogliamo dire, dopo un po’ finisce, e diluirlo su dieci ore di fila era impresa ardua. Sorrentino c’ha provato, e anche solo per questo si merita più di un applauso, ma il bastone e la carota hanno una lunghezza limitata.
The Young Pope va così incontro a episodi fenomenali (come i primi due, un paio nella seconda metà, sicuramente l’ultimo), ma anche ad altrettanti messi lì a fare volume. Il pubblico televisivo non è lo stesso che va al cinema, anzi è diametralmente opposto il più delle volte. Bene quindi aver fatto “conoscere” Sorrentino anche all’altra metà del pubblico, ma da qui a credere o quantomeno sperare che la reazione e il risultato potessero essere gli stessi, beh, sa un po’ di pura utopia, altro che di fede!
Detto questo, onore e lode a Sky, Hbo e Canal+ per averci regalato cotanto prodotto, che a livello registico, estetico, scenografico è di rara maestosità e magnificenza (complice non solo l’ambientazione vaticana). Grazie per aver comunque lasciato un segno (e non è il primo impresso da Sky, si pensi tra gli altri a Gomorra 1 e 2) anche nella Tv italiana, se mai stesse raggiungendo l’età adulta in quanto a series. Ora però, ite missa est, e lasciate andare in pace Sorrentino sulla retta via del Cinema.