The Tree of Life: Malick delude tra magnificenza estetica e noia emozionale

the-tree-of-lifeThe Tree of Life di Terrence Malick è un film difficile, complesso, che non risponde ai classici canoni feisbucchiani del “mi piace” o “non mi piace”, né ai voti numerici o alle stelline del Morandini. E’ senza dubbio un’esperienza che non lascia indifferenti e da provare rigorosamente al cinema. Al costo di giungere ai titoli di coda con la palpebra affaticata e la sensazione di aver buttato via i soldi. Un’opera lirica, poetica, ma lontana dai gusti degli spettatori. Quegli stessi spettatori che andrebbero selezionati all’entrata con acuti test psico-attitudinali di un Freud 2.0. Quegli spettatori che ansimano in tensione instabile di fronte ai ripetuti passaggi/sberleffi  in nero di un finale che sembra non arrivare mai e, apparsa la scritta “Diretto da…”, esplodono in risate isteriche, fragorose, liberatorie, si confortano spaesati, s’interrogano come intellettual chic sulla coerenza di un film che coerenza non ha, si guardano con lo stesso sguardo lesso tenuto da Sean Penn per quei 9 minuti netti complessivi in cui sta in scena, con la faccia a mal di corpo di chi, appena svegliatosi, non si è ancora ripreso dal tragugiamento di 13 Negroni in disco le sera prima.

Terrence Malick punta in alto, troppo in alto, con fare ambizioso e coraggioso, pretenzioso e presuntuoso, da vero sborone post-moderno. Il suo “capolavoro” è un calderone esteticamente affascinante ma emotivamente insipido. Perché questo è il distinguo da fare. Dal punto di visto tecnico, artistico, estetico, The Tree of Life è ineccepibile, impeccabile. E’ faticosa ma bella la mezz’ora abbondante (il vero scoglio per un comune mortale che rischia di gettare la spugna prima del tempo) di National Geographic mischiato al migliore Super Quark di Piero Angela (con tanto di mostro di Lochness e ridicoli dinosauri oblunghi di infinita inferiorità rispetto a quelli di Spielberg). Anche chi non ama i documentari l’apprezza. Ma il troppo stroppia e si affaccia prepotente la noia, lo sbuffo, lo sbadiglio, la poltroncina che scricchiola.

La fotografia è lucida, patinata, luminescente. La prova degli attori (Sean Penn escluso) è divina: Brad Pitt dimostra per l’ennesima volta di saper affrontare ruoli dai contorni non americani con intensità, virulenza, concentrazione, coriaceo nei panni di un padre padrone senza limiti; Jessica Chastain è un’anima in pena, pia, devota, madre materna e protettiva, troppa buona per questo mondo; il piccolo Hunter McCracken è bravissimo dietro il suo sguardo accigliato di figlio forzatamente ribelle.

La colonna sonora suscita rispetto e magnificenza, con canti di cori angelici e melodie divine/religiose, inframezzate da Mahler e Bach. La regia è personalissima, assolutamente mai vista prima, alla continua ricerca del fiato sul collo dei personaggi, a tratti nauseante a tratti dolce e dolcissima, invadente e invasiva come un fantasma terzo incomodo che si muove soave con soggettive schizofreniche o lo svolazzare di un calabrone ubriaco e onnipresente.

Ma non basta il volo di una farfalla o una foglia al vento per carpire il nostro cuore. L’emozione non passa. Neppure un goccio. Questo è il problema, la pecca, il macigno che sfracella il pubblico in sala. L’emozione nasce e muore in Malick stesso. La pellicola rimane fredda nei suoi algidi ripetuti richiami ad un Libro di Giobbe banalizzato e affiancato da una retorica disarmante. E’ ovvio che quando si parla di Bene e Male, Vita e Morte, Natura e Grazia, padri e figli, lo “scivolone retorica” è dietro l’angolo, ma Malick non fa nulla per diluirla in chiave emotiva. L’albero della vita l’ha piantato per se stesso, è suo e suo rimane, il pubblico ne rimane avulso come fosse un accessorio, un soprammobile, un ninnolo di cui non tener conto.

Nonostante i palesi richiami a 2001 – Odissea nello spazio e per quanto Malick cerchi di imitare, ispirarsi e reincarnarsi nel maestro di Shining, non nominiamo il nome di Kubrick invano, che rimane di un’altra galassia, inarrivabile, inimitabile. Folle solo il principio di idea di paragonarsi a lui. Kubrick sapeva quello che faceva, c’è un fil rouge nel suo favoloso e ostico 2001; Malick invece perde la testa, confeziona un’opera mastodontica ma vuota, la cui logica sfugge.

E’ un film che cambia la storia del cinema, quanto meno quella di Malick che perde una buona fetta degli spettatori che amarono (forse anche con qualche sforzo) La sottile linea rossa. Monta un film da gusto avanguardistico sovietico degli anni Venti, una sorta di Entr’Acte, di Ballet mecanique, giustapposizione senza racconto. Alla fine della fiera non rimane nulla nelle mani dello spettatore, solo un brutto ricordo.

36 commenti

  • ammazza, meni eh?!

    • Sì… oggettivamente ci sono andato giù peso… ma quando le cose vanno dette vanno dette! Poi sono o non sono spietato…??? : )

  • sei stato spietato… ihihihi… effettivamente sean penn è inutile , come la parte sui dinosauri.. io però salvo terrence perché effettivamente lui si crede Dio, quindi era normale che prima o poi realizzasse un’opera del genere… 🙂

    • Bene ora l’ha realizzata… stop! Già si parla del nuovo film “Voyage of Time”… il titolo non ispira nulla di più comprensibile rispetto a “The tree of life”…

  • Concordo in toto con ciò che scrivi. Malick ha confezionato un bel pacco per una scatola vuota.
    L’unica differenza fra la mia e la tua recensione credo risieda nell’apprezzamento degli attori.

    ^_-

    • Sì è vero… tu hai biasimato anche Brad Pitt… che invece secondo me è ottimo… Sean Penn invece l’abbiamo distrutto! 🙂

  • Riguardo al giudizio complessivo del film..direi che abbiamo opinioni diverse 🙂
    E’ vero che è un film lontano dal gusto corrente e che la maggior parte delle persone presenti in sala ha sofferto nell’attesa della fine..ma questo rispecchia il grosso problema della distribuzione italiana..penalizzano i film di qualità e trasmettono solo “americanate” o film commerciali! Quindi evviva i film “controversi”, quelli che provocano una reazione, sia in senso positivo che negativo. Altrimenti i cervelli si addormentano del tutto 😀

    • Sì Lara, w i film controversi, su qst siamo d’accordo. Però credo che la gente in sala fosse tutto sommato pronta ad “incontrare” un film “particolare”. Buona parte dei film che vanno a Cannes o Venezia sono d’autore, fuori dal coro. Però questo è stato oggettivamente una sorpresa superiore ad ogni aspettativa o “preparazione psicologica”. Con questo ben vengano i film che suscitano reazioni. Difatti l’ho detto subito che “The Tree of Life” non lascia indifferenti, nel bene o nel male… Inoltre ti dico che mi piace qst scambio di idee… continuiamo a commentarci sui nostri blog… : )

  • Il Cineocchio

    Personalmente mi trovo d’accordo con Lara. Neanch’io lo ritengo un film perfetto, ma, d’altro canto, non credo nemmeno sia soltanto una bella confezione senza nulla all’interno. Piuttosto, come ho scritto nella mia recensione, trovo che questo film sia un’interessante opera poliedrica che, ad ogni modo, al di là che possa piacere o meno, andrebbe vista; e uno dei motivi è anche perchè fa così tanto discutere: dopotutto, qualche sano scambio di opinione non può essere che costruttivo. 🙂

    • Elia sul fatto che sia un film da vedere sono pienamente d’accordo. O si ama o si odia, ma va visto! Poi suscita interpretazioni personali e soggettive che alimentano scambi di opinione fecondi come questo. Il cinema in fin dei conti è condivisione e confronto… sennò non sarebbe cinema, ma un giocattolino… : )

  • Vedi, per quel che mi riguarda, tutti questi «noia, sbuffo, sbadiglio, poltroncina che scricchiola» non sono stati provati. Ho visto il film due giorni dopo l’uscita in sala ed una mia amica di Napoli mi aveva raccontato che nella parentesi “National Geographic” le risate si erano sprecate. Un altro mio amico di Viareggio, quando l’ha visto mi ha detto che era solo in sala. Non so se questi siano elementi che possano influire, io mi trovavo nell’unico cinema di Roma che sostiene sempre e comunque una programmazione alternativa e proietta i film sempre in lingua originale sottotitolata. Le persone che frequentano il Cinema Nuovo Olimpia sono sicuramente per il 90% persone che sanno cosa vanno a vedere, che seguono un determinato tipo di cinema e che magari hanno una sensibilità cinematografica più allenata di altri. (Fuori dal Cinema c’era Moretti, non che sia qualcosa di discriminante, ma per dare un’idea dell’ambiente). La sala era stracolma e in sala non si è sentito un solo risolino o una sola sedia scricchiolare.

    E’ evidente che l’ultimo film di Malick non sia un film per tutti, di certo non per chi va al cinema aspettandosi un prodotto preconfezionato e che si aspetta di seguire determinate linee guida più o meno prevedibili. Un’immensa pecca nel film è indubbiamente l’incapacità di emozionare, ma davanti ad un prodotto di questo livello credo possa per un istante venir messo da parte. O meglio, se avesse avuto anche questa dote il film avrebbe fatto, a mio avviso, il vero ed ultimo salto di qualità. La parentesi “National Geographic” da cui ero stata messa esageratamente in guardia (generando in me una non indifferente ansia di preconcetto), l’ho invece trovata la parte più bella ed emozionante del film, tanto da dire che forse l’avrei preferito tutto su quella linea. Mi ritengo una persona “irremovibilmente atea” e ammetto di aver sofferto inizialmente tutti i riferimenti così stridentemente cristiani. Nei panni di Malick io avrei lasciato un pià ampio spazio interpretativo e filosofico. Poi però ho cominciato a percepire il film sotto un altro punto di vista, ad apprezzarlo nel suo sviluppo e nei suoi argomenti. (Oltre ovviamente nella sua forma tecnica che ho valutato fin da subito suberba).

    Ti posso dire che io l’ho molto apprezzato, come ho scritto nella mia recensione, motivo per cui ho deciso di premiarlo con un 8, nonostante non condivida personalmente – ma solo culturalmente – la dottrina cristiana. Credo infatti sia proprio questo l’elemento che mi ha portata poi a decidermi sull’8 definitivo: vale a dire l’affrontare un argomento universale sotto le sembianze di quel che – volendo o meno – accomuna la maggior parte del mondo occidentale, come la religione cristiana. Ti ripeto, io – in quanto Alessia Paris – non l’avrei affrontato così, perché non credo e non condivido un pensiero cristiano, ma ciò non toglie che il film di Malick mi sia sembrato molto maturo e completo (valutandolo ovviamente secondo il suo punto di vista).

    • L’aspetto emotivo credo non si possa mettere da parte. In qst film viene meno e non possiamo non sottolinearlo. Se però c’era, eravamo di fronte al capolavoro. Nella mia critica è questo che dico, che il film paga uno scarto madornale tra parte estetica e parte emozionale. Sennò eravamo a cavallo, mi toglievo 300 cappelli per rendere onore e gloria a Malick! : )
      Sui riferimenti al Libro di Giobbe sono in parte d’accordo con te. E te lo dice uno che crede, è cattolico e va in chiesa ogni domenica. Lo ammetto senza alcun problema. Però un po’ è pesato anche a me durante il film il ricorrere a versetti biblici. Forse è anche il suo bello, ma rimane retorico e lontano. A tratti fastidioso come dici tu… Però siamo di fronte alla visione dei fatti secondo Malick e credo che non avrebbe cambiato questa sua scelta neppure per un trilione di dollari… dalla sua idea credo non si sposti facilmente… : ) credo sia testardo il “ragazzo”… : )

  • Il film è indefinibile.Concordo con la sensazione ad un certo punto di vedere una puntata di superquark e che i dinosauri sono la ciliegina sulla torta se così possiamo dire. Ragionandoci giù posso dire che il film è una lettura personaliss…ima del rapporto uomo-Dio uomo-natura Uomo-morte uomo-aldilà e via dicendo. Riamande però freddo, tocca solo superficialmente il cuore non emoziona veramente.Peccato.Viene da chiedersi perchè fare un lavoro così complicato…per tramortire la gente, farla sentire stupida perchè non capisce o forse…nessuna di queste?Che altro dire…Gli attori sono bravissimi, la fotografia e la regia sono a livelli altissimi, ma se poi offri un contenuto del genere come puoi piacere alla gente?I film si fanno perchè la gente vada a vederli e si suppone che se anche filosofeggiando qualcosa ne venga fuori e anche se a livelli diversi ciascuno in base alla propria formazione culturale e di vita ne colga qualcosa.
    Il film vive di contrasti, di “troppo” e di “troppo poco”…

  • paola ghilardi

    Io l’ho trovato molto bello dal punto di vista estetico,anche se certe scene sono di una lunghezza interminabile…e tagliarne la metà sarebbe stato molto intelligente!Dal punto di vista emotivo non mi ha comunicato proprio un bel niente e sono uscita dalla sala “così come sono entrata”…niente di più e niente di meno…a mio parere però,gli “americani” non si possono mettere a fare i “filosofie a filosofeggiare”…non è materia per loro!

  • A mio parere questo film è fatto per un gruppo di psicanalisti (pure ben dotati!!) che possono permettersi il lusso di passare ore a meditarci sopra per trovare tutti i significati reconditi che il pubblico “normale”non afferrerebbe mai…film assolutamente d’elite…ma chi lo dice che l’immediatezza nel suscitare le emozioni non sia poi una delle qualità essenziali di un bel film??Se ci devo pensare sopra una settimana,per me non funziona anche se le immagini sono bellissime,la foto perfetta,gli attori bravi ect ect!!

  • Se sei di Firenze e hai voglia di farti una dose di Malick in lingua originale, sappi che dal 27 maggio puoi, all’Odeon:

    http://www.intoscana.it/intoscana2/opencms/intoscana/sito-intoscana/Contenuti_intoscana/Canali/Eventi/visualizza_asset.html?id=1100642&pagename=704617

  • @ Federica e Paola: grazie del vostro commento. Bello chiaro! 🙂 vedo che anche voi siete d’accordo con me: quello che manca è l’emozione.

  • Un film non si fa necessariamente per piacere alla gente o per farle capire ciò che dici, è una scelta personale del regista che corre il rischio di non incassare. Non mi sembra corretto quindi dire “cosa lo ha fatto a fare”..ovviamente nella sua mente tutto ha un senso, che poi comunichi o non comunichi, venga capito o non capito, piaccia o non piaccia è opinione personale.
    Questo film in particolare è di difficile interpretazione, sarà arrivato a pochi per tutti i motivi abbondantemente spiegati, ma d’altra parte qualcuno può dire con esattezza cosa deve avere un film per essere un bel film? C’è una ricetta? Il “gusto comune” vorrebbe che un bel film evochi sentimenti universali in maniera chiara e preponderante ma non per forza ciò è necessario…il giudizio è del singolo.
    L’emozione non affiora ma non per questo il film non ha una sua dignità (oltre all’aspetto tecnico), e che dignità!
    Concordo con la recensione, fotografia veramente impressionante, regia pure anche se le continue inquadrature dal basso in alto, i continui flash di luce un po’ portano al mal di testa….

  • senti una cosa: ho scoperto che malick ha fatto nuovo mondo nel 2005 con colin farrell: QUEL FILM E UNA PALLA MOSTRUOOOOOOSAaaaaaaa! L’hai visto?

  • oooooooooooo finalmente ieri io e marco abbiamo visto la pellicola. Dopo mezzora una coppia ha abbandonato lA sala dicendo: “ma ke cazzo è!”…senza parole..la gente si dovrebbe informare.
    Allora…a me è piaciuto, finalmente un film diverso ai classici ke siamo abituati a vedere….la pecca secondo me è quella mezzora lunghissima della nascita della vita, ke ad es. marco ha adorato. Ricorda kubrick in effetti, xò vi voglio far riordare ke quando uscì odissea nello spazio fece un flop, nn venne compreso, poi con questo nn voglio assoolutamente mettere sullo stesso piano Malick e Kubrick…il 2 è un maestro e Malick dovrò fare ben altro. Xò purtroppo questo film è x poki nn è x la massa.
    Le inquadrature stupende, recitazione soprattutto del ragazzino, eccezionale, lui e brad pitt mi hanno commossa. Io invece ho provato delle emozioni, xkè mi sono affezionata e sono entrata nel suo modo di pensare, quando poi alla fine ti ricordi ke tutto era partito con la sua morte, avevo quasi il magone.
    Anke gli ambienti stupendi, questi grattacieli, con questi spekki, le inquadrature ke vanno dall alto verso il basso e viceversa, questa continua ossessione nel riproporre la natura…eccezionale!
    x me l unica pecca è stata, come la definite voi, la mezzora si sux quark…x il resto..eccezionale!!!

  • sono molto d’accordo con la tua recensione, sebbene paradossalmente alla fine la mia opinione sia fondamentalmente diversa. io tutti questi richiami a “2001” non li ho visti (se non per i tempi dilatati e l’approccio “filosofico”), mentre invece sono d’accordo sulle derive pieroangelesche! “la sottile linea rossa” è uno dei miei film preferiti e rimane inarrivabile.
    ciao!
    alberto

  • Non direi che quello che è un’esperienza mistica più che un film lasci lo spettatore freddo, indifferente e avulso.
    A mio avviso è il film del secolo, finora.

  • Finalmente l’ho visto pure io, un pò in ritardo ma quello che conta è averlo visto.
    Non sono un critico cinematografico professionista o dilettante e nemmeno un blogger ultra competente mi limito a godermi del buon cinema guardando tutti i generi, purchè abbiano realmente qualcosa da dire e non siano pure e semplici operazioni commerciali da “spegni il cervello per un’ora e mezza”.
    Mi limiterò a scrivere che “The Tree of Life” è sicuramente un film da vedere, è un’esperienza che va fatta. Poi può piacere o meno, e in questo caso è un film che divide come non mai.
    Tecnicamente straordinario, inceccepibile, immenso. Regia, fotografia, sonoro, musiche, attori ecc… di altissimo livello, un viaggio estetico straordinario. La critica che gli si rivolge con più frequenza è quella di non suscitare emozioni, di non trasmettere quanto vorrebbe. Vero solo in parte: le emozioni, in un modo o in un altro, ci sono eccome… certo non nella misura che ci si aspettava.
    Non è comunque un film per tutti, anzi, è un film per pochi il che non è necessariamente un difetto: non è detto che l’arte deve per forza essere fruibile facilmente da una gran quantità di persone. Non tutta almeno.
    La sceneggiatura così frammentata e criptica lascia molto alla libera interpretazione di ognuno di noi, fa pensare, riflettere, discutere. Esagera, forse un pò troppo, ma questo è Malick, artista ambizioso e coraggioso. Cosa sarebbe il Cinema senza questi due aggettivi e un piccola dosa di geniale follia?

  • dunque, ho appena visto il film. Sono d’accordo in gran parte su quello che hai scritto. Sean Penn è inutile e anche Brad Pitt non mi è sembrato cosi eccezionale (niente a che vedere con la prova di inglorious basterds). Il film è appunto ambizioso, a tratti affascinante (va detto che malick fa un lavoro eccezionale e da maestria con la macchina da presa), ma appunto freddo. Arriva alla testa ma non al cuore, almeno per me. E a tratti è anche molto palloso. La religiosità abbastanza perniante del film non aiuta. Peccato, perché con immagini cosi e con una sicurezza cosi forte nella macchina da presa poteva fare un film dieci volte più potente. Invece è un po’ sterile. Se Sorrentino è più bello m’incazzo. Hai fatto la recensione di indiscreto? A presto!

  • Condivido la tua recensione, sebbene io nella mia sia stata moooolto più delicata. “L’emozione nasce e muore in Malick stesso”: secondo me è verissimo!!
    Sicuramente non è un film a cui si può dare un voto così facilmente, non è un film come dici tu da cliccarci mi piace su fb.. certo, forse non ci riusciamo proprio per tutto quello che è stato costruito intorno ad esso.
    Tanto per fare un esempio, Clint Eastwood è uno dei miei registi preferiti, ma non ho problemi a dare un bel 4 ad Hereafter.
    @ ilcinemabendato
    Anche per me The new world è una film stupendo!!!

  • per me sei un imbecille..
    capisci della vita come una pietra delle stelle

    chiudi il blog che e’ meglio!
    vecchio giovane annoiato snob

  • Non sempre ci troviamo d’accordo sui film, anzi forse quasi mai.

    A questo giro ho trovato la tua critica piacevole e ben calibrata, specie nella fedelissima e divertente cronaca sulla faticosa visione dello spettatore medio (categoria che per altro mi sento di abbracciare), e nel riconoscere le indiscutibili qualità tecniche ed estetiche.

    Io per primo trovo che queste ultime non fanno un film, e un film, mio modo di vedere, esaurisce il primo grado di giudizio, in un sommario ma non meno importante “mi è piaciuto”/”non mi è piaciuto” che deve prendere forma mentre partono i titoli di coda a garanzia della sua spontaneità.
    Three of life non mi è piaciuto, ma mi sento di dissentire con te sulla tua principale accusa, ossia l’assenza di emozione.
    Di tutti gli aspetti che si possono analizzare mi pare che questo sia il più insondabile perchè intrinsecamente soggettivo; intendo dire che senza volere onorare l’opera di un pathos che non porta, esiterei prima di escludere che qualcuno sia rimasto colpito proprio emotivamente, magari da quelle stesse scene in cui condivide con altri di aver provato fatica, o persino noia.

  • Finalmente un “critico” non conformista.
    Io credo che la maggioranza delle persone che vogliono slavare a tutti costi un film mal riuscito del “grande maestro” siano un pò conformisti.
    Per rimanere nel giro “intellettuale” dei cinefili d’elite bisonga pagare pegno mentre un uomo libero rischia la sua “tessera del club” ma dice sempre quello che pensa con coraggio!
    Bravo!
    Ps.
    mi spiegate perchè quando non si hanno argomenti puntuai con cui controbattere le critiche si tiri fuori sempre la storia del “…pubblico non capisce non è all’altezza”.

    Kubric piace a tutti, anche se non tutti lo comprendono…

    Il film di Malick è diventato da critica la film una “riflessione sulla critica”…
    C’è un conformismo culturale quando si parla di grandi maestri?
    Olè!

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