Intervista a Laura Carreira e Anna Russell-Martin per il corto The Shift
Tra i cortometraggi in concorso nella sezione Orizzonti c’è stato anche The Shift, che ci ha molto colpito. Abbiamo incontrato la regista Laura Carreira (di seguito LC) e l’attrice Anna Russell-Martin (di seguito AR-M), ecco cosa ci hanno detto.
Il tuo film sembra parlarci dell’impotenza che si ha nei confronti della dipendenza economica e lavorativa. È come un aereo che precipita: non ci si può far nulla. Quindi la libertà è un’illusione?
LC: Per me sì. Qualche volta penso che il cinema non sia molto onesto riguardo a ciò. Penso che molti personaggi nei film siano, come persone, molto più liberi di noi, e penso che, forse, quando ho iniziato a studiare cinema, vedendo molti film, la cosa mi ha davvero infastidito perché creava aspettative che la vita non offre. Sentivo che il lavoro era un tema piuttosto evitato perché difficile.
Dopo la pandemia di Covid-19 il problema è peggiorato e anche molti film-makers stanno avendo seri problemi ad andare avanti. Come pensi si possa risolvere la situazione?
LC: Non so se esiste una soluzione. Penso sia una questione molto complessa e che dovremmo riorganizzarci collettivamente.
Non c’è speranza?
LC: Io ho la speranza che, se c’è la volontà, le cose possono succedere. Soprattutto quando c’è la volontà politica le cose possono succedere, l’abbiamo visto proprio nella pandemia. Moltissimi hanno perso il lavoro, ma il governo ha creato dei programmi appositi in modo che le persone potessero essere in grado di continuare a sopravvivere.
Da dove ti è venuta l’idea di usare un supermarket come ambientazione?
LC: Sapevo che avremmo avuto un budget limitato, quindi sapevo che ambientare le riprese in un unico luogo ci avrebbe aiutato. Ma mi è anche piaciuta l’idea di girare in spazi molto ristretti perché così puoi raccontare la tua storia con piccoli gesti. È stata una sfida. Per me è stato più naturale che raccontare una grande storia visto che così posso vedere la vita più da vicino.
Il frastuono che si sente dentro il supermarket è il suono dell’indifferenza che copre quello del collasso di una vita?
LC: Sì, penso che sia così per molte persone che hanno vissuto l’esperienza della povertà: molte persone affrontano situazioni estreme in modo invisibile. Non sempre è palese nella vita di tutti i giorni.
Penso che se il mio mondo collassasse io non sentirei nulla. E la gente continuerebbe a parlare senza sapere nulla. Spezza il cuore.
LC: Penso che sia quello che sta succedendo intorno a noi e, come dicevo, non sempre è ovvio.
Anche la scena del cane è stata terribile. Cosa speri che la gente possa imparare dal tuo film?
LC: L’empatia. È importante quando vediamo qualcosa, come nel caso della scena del cane, che è angosciante, cercare di vedere il contesto più grande che ha portato a quel momento. Penso sia importante vederlo perché in 9 minuti (la durata del corto) siamo stati in grado di sapere qualcosa della protagonista e di cosa è successo prima che lo abbandonasse. Nella società noi a volte non sappiamo e non vogliamo conoscere il background di una situazione. Invece io penso sia importante. E i film possono aiutare a farlo proprio perché possono portare il pubblico a provare empatia, soprattutto considerando che la povertà è così stigmatizzata. È fondamentale cambiare il modo di raccontare.
Si inserisce l’attrice Anna Russell-Martin.
Ho saputo che hai provato a fare la telefonata del film davanti a Laura per ottenere la parte: ci puoi raccontare com’è andata?
AR-M: È stato divertente. Ovviamente non ho detto le battute reali ma è stato davvero utile quando poi abbiamo iniziato le prove: qualcuno era effettivamente dall’altra parte del telefono e quindi ogni volta era un po’ diverso. E siccome vediamo cose diverse, noi siamo diversi. Quando improvvisi sai che poi avrai una sceneggiatura su cui lavorare, ma in quel momento ero lei, la donna che non riesce ad ottenere lo stipendio. Per questo anche nel film c’è qualcuno che ha una conversazione con me e questo aiuta tantissimo perché recitando così puoi ottenere molte sfumature, ed è esattamente quel che successo.
Effettivamente quando sei al telefono nel supermarket e il brusio ci impedisce di sentire quel che dici sei stata molto intensa: tutto era detto dall’espressione del tuo viso. Anche la rigidità del tuo corpo quando ti allontani senza il cane, tu che ti sei privata persino del cibo in scadenza per prendergli delle scatolette, dice tutto. A cosa hai pensato per trovare ispirazione?
AR-M: Soprattutto in Scozia, da dove vengo, ci vergogniamo di reagire in modo eccessivo in pubblico.
LC: Tieni conto che gioca un ruolo anche il senso di vergogna, perché molti pensano che sia colpa propria, ma non è così.