The Nest – Il nido: recensione film di Roberto De Feo
Recensione di The Nest – Il nido di Roberto De Feo.
Diciamolo subito: The Nest – Il nido di Roberto De Feo è uno dei migliori esordi degli ultimi anni sia nel cinema italiano tout court sia nel cinema nostrano di genere. De Feo non scende a compromessi e con coraggio realizza un’opera che sa quello che vuole e sa anche molto bene come renderlo. Ci sono personalità nella regia, una curata e contrastata fotografia, una buona direzione degli attori, ma soprattutto c’è un’idea alla base dello script che ben si sviluppa in una sceneggiatura che non conosce intoppi, ben imperniata su quei rapporti di causa-effetto che spesso vengono trascurati nel cinema made in Italy.
Da una parte una madre padrona, dall’altra un figlio isolato dal mondo e trattato come una mosca bianca, una pecora nera, una specie rara da preservare dalla corruzione strisciante che domina fuori da cancelli della tenuta. Inevitabilmente la nostra mente corre a film simili, come The Others di Amenábar e Dogtooth di Yorgos Lanthimos, ma The Nest non imita nessuno di questi. Allo stesso tempo horror e mystery, ha pure il cuore impavido (e anche un po’ sfacciato) di spingersi nella sequenza finale nello zombie movie. Il passo forse è più lungo della gamba, ma rimane in piedi, anzi è solo da apprezzare questo sperticarsi verso confini raramente battuti dal cinema italiano.
Torbidi e neri tutti i personaggi, cinici, efferati, subdoli. Su cui spicca Maurizio Lombardi nei panni di un fool senza cuore, un cattivo in grande stile, che ci ricorda quanto sia bravo l’attore di origini fiorentine.
The Nest – Il nido, che non a caso nasce con un titolo doppio, in ottica internazionale, vuole andare oltre il Belpaese, vuole farsi conoscere sulla ribalta del cinema europeo e non solo. Ci riesce, e merita di riuscirci. E per concludere, azzeccatissimo fare della canzone Where is my mind dei Pixies, resa al pianoforte con lirismo e terrore, il leitmotiv musicale di tutto il film.