The Interview di E.Goldberg e S.Rogen: recensione. Parte 1.

The Interview di Evan Goldberg  e Seth Rogen ha scatenato un polverone mai visto prima: hackeraggi dai dubbi mandanti, presidenti a difesa della freedom americana, dietrofront multipli, insomma il Cinema che si fa Politica. Tanto rumore per nulla? Tanto rumore sicuramente, per nulla non proprio.

The-Interview-1Ma partiamo dall’antefatto.
Nel giugno 2014 il Korean Central News Agency, organo ufficiale di stampa della Corea del Nord, minaccia ritorsioni se il film The Interview, diretto da Evan Goldberg  e Seth Rogen, e interpretato da quest’ultimo insieme ad uno scoppiettante James Franco, fosse stato distribuito. Avvicinandosi all’uscita in sala, rimandata dal 10 ottobre al 25 dicembre 2015, nel mese di novembre la Sony Pictures, parent company della Columbia Pictures che distribuisce il film, subisce una serie di attacchi informatici sferrati dai cosiddetti “Guardiani della Pace”, gruppo dietro al quale, a quanto pare, sembra nascondersi come deus ex machina la Corea del Nord. Scopo: impedire l’uscita del film. I sospetti non sono poi stati accertati, ma le catene di cinema più importanti d’America non lo vogliono programmare e la Sony ritira il film. Poi cambia idea, il presidente Obama scende in campo twittando “Nessuno ci può censurare!” (sembra Caterina Caselli…), quindi la Sony rilascia il film on demand su diversi servizi online legali e su un sito dedicato (con inevitabili strascichi di pirateria illegale). In contemporanea il film esce sotto Natale in America in poco più di 300 sale, un decimo delle circa 3000 previste in origine. Ad oggi lo spauracchio inizia un po’ a rientrare, le sale statunitensi a proiettarlo salgono a poco più di 550, e in Italia sembra fatta per l’uscita al cinema il 22 gennaio 2015. C’è quindi speranza di vederlo distribuito anche in altri Paesi europei? Forse sì, anche perché è un film che vale la pena vedere, come dimostrano i 31 milioni di dollari incassati per la distribuzione online e on demand nella prima settimana e mezza dall’uscita.

Questo dunque il “tanto rumore”, lo scandalo, volendo l’enorme mossa di marketing messa in atto da The Interview. Per nulla? Beh, diciamo di no, soprattutto dal punto di vista dei nordcoreani. Perché, ed è bene mettere le cose in chiaro, è primariamente una questione di punti di vista. A noi occidentali e ai nostri occhi da democratici incalliti e paladini della libertà d’espressione pare oggettivamente eccessiva la reazione della Corea del Nord. Provando però, solo per un attimo, a vestire gli scomodi panni della Repubblica Popolare Democratica di Corea, alias una dittatura, un film che mette sotto accusa e al centro il regime, immaginando e raccontando l’uccisione del suo leader supremo  Kim Jong-un per mano della CIA, può effettivamente fare un po’ incazzare. Poi si sa, questi regimi chiusi nella loro torre d’avorio sono tanto potenti e spaventosi quanto suscettibili e poco inclini ad essere criticati. Come una lastra di ghisa, sono robusti, ma si graffiano con poco.

Ecco, The Interview li ha spaventati. Poi è risaputo che le voci e le dicerie a priori sono molto più dannose e indigeste delle immagini della versione definitiva del film. Perché diciamocelo (e finalmente arriviamo a parlare del film!) The Interview è una brillante commedia tanto divertente quanto politicamente scorretta, ma non come si temeva e come ci hanno fatto immaginare. Continua a leggere la recensione QUI

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