Suburra – La serie: recensione della terza stagione
Recensione della terza e ultima stagione di Suburra – La serie.
Stagione finale di una serie amatissima tanto quanto, se non di più, la “cugina” Gomorra, il terzo giro di giostra di Suburra è una conclusione in tono minore, o forse solo meno splendente ed efficace rispetto alle (alte) aspettative. Il confronto con la prima stagione (una vera sorpresa!) e con la seconda (abbagliante e altrettanto inaspettata!) è d’obbligo, inevitabile, imprescindibile, ma non per questo Suburra 3 deve essere giudicata come la “sorella minore”.
Il cuore della questione è che Suburra 3 ha fatto di necessità virtù. Lo stop produttivo causato dal Covid si vede, sarebbe inutile e sbagliato nascondersi dietro a un dito. Gli episodi sono solamente 6 (praticamente un formato da miniserie) e vi sono condensati dentro fin troppi eventi. Puntata dopo puntata, come in un dramma shakespeariano, muoiono tutti i grandi personaggi, rigorosamente a sangue freddo. Ma più che scelte utili e funzionali alla sceneggiatura, appaiono piuttosto come espedienti per ridurre il numero dei personaggi. Allo stesso tempo, però, ci sono vari elementi di troppo che servono a poco e nulla, come l’inserimento del Giubileo o la conquista della piazza della droga a Roma Nord. Un troppo che, se in un primo momento è anche un peccato perdonabile, non conosce redenzione alcuna quando si arriva al colpo di scena che coinvolge Cinaglia (no spoiler, non dico altro). Se quindi da un lato si è cercato di sfrondare la platea di personaggi, dall’altro si sono moltiplicati i fili narrativi che finiscono per non legarsi o legarsi maluccio tra loro.
Funziona molto bene, invece, la coppia della due donne protagoniste, Angelica (Carlotta Antonelli) e Nadia (Federica Sabatini). Tra i due personaggi e tra le due attrici c’è un feeling palpabile, sono loro il motore aggiunto della terza stagione. Due grandi donne dietro a due grandi uomini (Spadino e Aureliano) che mettono addirittura in ombra gli statuari personaggi interpretati da Giacomo Ferrara e Alessandro Borghi.
Spicca però su tutti Adamo Dionisi nei panni di Manfredi Anacleti, forse l’unico vero re di questa ultima stagione.
Insomma, la terza e ultima stagione di Suburra ha dei limiti, non pochi difetti, più di un frangente in cui tutto sembra un po’ raffazzonato, tirato via, tenuto in piedi con gli spilli. È anche vero, però, che non si può non considerare il difficoltoso iter produttivo che ha inficiato il risultato finale. Nonostante questo, lunga vita a Suburra, serie che si è fatta forte grazie ad un manipolo di personaggi davvero memorabili.