Suburbicon di George Clooney: recensione

SUBURBICONSe lo script di Suburbicon era rimasto da anni a prendere la polvere nei cassetti dei fratelli Coen, ci sarà pur stato un motivo, no? Sembra non averlo capito George Clooney, che dev’essersi incaponito con gli amiconi Joel ed Ethan per riportarlo alla luce. Con l’aggiunta di una “traccia” parallela dal sentore politico pressoché inevitabile per colui che da molti è quotato al soglio della Casa Bianca nei prossimi anni.

Suburbicon è in tutto e per tutto un film dei Coen, con un approccio e un’idea che ricorda molto i tempi di Crocevia della morte e Barton Fink, ma sfrondato di quel cinismo e tocco grottesco che sa sempre caratterizzano i film dei due fratelli più amati del cinema contemporaneo. George Clooney addolcisce i toni, smussa gli spigoli dei personaggi, mitiga l’acidità con una soffusa bonarietà e simpatia anche nei personaggi più spietati. Come palesa il riuscito personaggio interpretato da Oscar Isaac, imita e ricerca i toni da commedia nera e cattivissima come lo era Prima ti sposo e poi ti rovino da lui interpretata.
Ma nonostante questo Clooney continua a non sentire suo il film, e per riuscire nell’impresa v’inserisce la storia parallela della famiglia di colore accusata di misfatti e ferocemente attaccata dalla tranquilla cittadina di Suburbicon. Per quanto il personaggio del bambino nero si sposi bene con il piccolo protagonista bianco, le due vicende in cui si articola il film rimangono distanti, poco amalgamate, lasciando un forte senso di incompiuto allo spettatore.

Suburbicon, pur non essendo un brutto film, è però senza dubbio il peggiore dei sei diretti da Clooney. Meno personale, meno originale, meno sentito, Suburbicon vuole essere un atto di accusa contro Trump, contro i muri, contro le violenze ai danni dei neri nell’America allo sbando degli ultimi anni. Ma l’intento politico rimane sotto, sotterrato, depotenziando un film che poteva invece sferrare un bel colpo alla coscienza di tanta società americana che ancora non si capacita della pessima strada politica votata e intrapresa.

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