Slam – Tutto per una ragazza, recensione
Proprio qualche settimana fa mi interrogavo sui registi italiani che da un bel po’ non vediamo sul grande schermo. E senza grossi sforzi mi è venuto in mente Andrea Molaioli, che nel 2007 ci aveva regalato quell’esordio potente e sfuggente de La ragazza del lago, seguito poi nel 2011 dall’altrettanto pungente Il gioiellino sul caso Parmalat. Due film drammatici, noir al punto giusto, che hanno lasciato il segno nel recente cinema made in Italy. Poi, come per miracolo, a sorpresa, mi sono imbattuto in Slam – Tutto per una ragazza (2017). “Una commedia?” mi sono detto. Molaioli alla regia di una commedia? Quasi stentavo a crederlo, tanto che ho temuto un caso di improbabile omonimia. E invece, anche stavolta a sorpresa, alla prova della risata, il risultato è assolutamente riuscito.
Slam – Tutto per una ragazza possiamo definirlo come una “commedia d’autore”, ossia una di quelle commedie che, a differenza di molte altre nostrane che s’adagiano su un gusto popolare, rispecchiano un modus filmandi assolutamente personale. Uno dei pochi casi simili in Italia è Gianni Zanasi. Quindi una specie rara, in via d’estinzione, e per questo da salvaguardare.
Per Slam – Tutto per una ragazza Molaioli s’affida ad un plot scritto da uno di quegli scrittori che raramente sbaglia un colpo: Nick Hornby. “A Molaioli piace vincere facile” penserete. Non proprio, perché trasporre una vicenda molto inglese in un contesto molto italiano come la flora e la fauna romana è impresa alquanto scivolosa. Molaioli ci riesce, calando toni da lieve e sottile comedy inglese in un mood nostrano che potrebbe facilmente scadere negli eccessi e nel caricaturale, ma per fortuna riesce a non smarrire mai il self control.
Molaioli gioca (con successo) con quell’arma che rende unico il cinema: il montaggio. È così che si muove nel tempo tra presente e futuro, realtà e sogno, mandando avanti e indietro la vicenda come impugnando un telecomando dove impera il rewind. Una “confusione” temporale che spiazza e diverte, col suo procedere iterativo, fino ad un finale semplice ma assolutamente efficace.
A livello tematico, Slam – Tutto per una ragazza ricorda Piuma di Roan Johnson, uscito in sala lo scorso ottobre. Nell’arco di pochi mesi, il cinema italiano si confronta, pur con toni molto diversi, col tema dei genitori in tenera età, di una gravidanza inaspettata che sconvolge la vita di due minorenni. Un colpo basso osservato però, in entrambi i casi, con occhio bonario, leggero, fresco, ma non per questo superficiale.
Insomma, Slam – Tutto per una ragazza, dietro un titolo poco eloquente ed attrattivo per il pigro pubblico italiano, è un film che ha il suo perché (anzi più di uno!), frutto di un regista che sa ritagliarsi un proprio angolino nel cinema italiano, uno spazio non grande ma molto più significativo di tanti altri colleghi che sfornano film come fossero, appunto, neonati.