Silvio Forever, riuscita pièce à thèse su Mr B.
“Ora ti racconto una storia che ti ridurrà le palle alle dimensioni dell’uva passa”. L’affermazione dello sfatto e stralunato Spike di Notting Hill sarebbe il perfetto incipit per Silvio Forever. Seguito poi ovviamente dalla scritta “una storia vera”. Perchè il docufilm di Roberto Faenza e Filippo Macelloni atterrisce lo spettatore. E lo fa in modo intelligente, non fazioso, trascinante, non offensivo. “Tutti sanno già tutto su Berlusconi. Berlusconi vent’anni fa, trent’anni fa con le sue televisioni ci ha cambiato la testa” dice Moretti nel suo Il Caimano tra una cantatina automobilistica e l’altra. Questo è vero, non ci piove. Ma Silvio Forever si distingue dall’onniscienza di dominio pubblico perché è un film a tesi: dimostra come Mr B. sia un grande intrattenitore di folle e un sommo conoscitore del mezzo mediatico. Non è quindi il solito pacchetto preconfenzionato con tutte le (non) gag del Premier, ma un’attenta selezione (spesso di già visto e rivisto, va detto) dei comportamenti da lui tenuti sul teatrino socio-politico nazionale e internazionale.
Un excursus completo, dalle fasce agli studi, dalle prime aziende alle televisioni sculettanti, dalle costruzioni delle molteplici Milano fino alla discesa in politica. E di conseguenza tutto quello che ne è venuto e non venuto. Sarà non autorizzata, ma è pur sempre una autobiografia. E non per solo “poveri comunisti”.
Si ride di risate amarissime, isteriche, consapevoli della triste e cruda realtà. Si riflette a testa china sul nostro Paese e le sue sorti dagli anni Novanta ad oggi. Si vorrebbe piangere ma non si piange. Meglio berci su. Quindi, se avete intenzione di vederlo, visto che è da poco uscito in Dvd, preparatevi un drink bello forte. E mettetelo pure sul tavolino dove appoggiate i piedi. Ma attenzione a non dargli una pedata… durante la visione potrebbero partire movimenti inconsulti di sdegno e presa di coscienza…