Shimmer Lake: moscio crime thriller per Netflix
Più piccola è la cittadina, più grandi sono le conseguenze. Perché in una piccola località ci si conosce tutti e tutto viene presto a galla. Come il cadavere da un lago. Come a Shimmer Lake, oppure no?
Shimmer Lake, scritto e diretto da Oren Uziel e distribuito on demand su Netflix, è un crime movie sul filo che separa (e in questo caso anche accomuna) poliziesco e grottesco. Il dramma corre sempre sul precipizio della battuta dal freddo gusto canadese e i toni comici rimangono in una bolla che lo proteggono dal grottesco simil-demenziale.
Una rapina andata storta, qualche segretuccio di provincia dalle gambe corte, e (più di) un omicidio di troppo. La verità su come siano andati veramente i fatti può emergere solo dal lavoro di un bravo sceriffo che sa muoversi con disinvoltura nel “a ritroso”. Elementi che non hanno nulla di nuovo, anzi piuttosto tipici del “genere”, ma che Uziel vuole rendere accattivanti ricorrendo ad un montaggio che, proprio come le indagini, procede all’indietro, andando indietro nel tempo, dal venerdì in cui si apre il film a giovedì e così via. Ma il meccanismo invece di risvegliare il film, come accade ai protagonisti all’inizio di ogni nuovo capitolo/giorno, lo addormenta. Shimmer Lake vuole tirare dentro lo spettatore invitandolo a rimettere insieme i pezzi e i dettagli, ma perde la strada maestra con troppa facilità. Il risultato: a sorpresa Shimmer Lake finisce per annoiare. I dialoghi e le prove attoriali non gli vengono particolarmente in aiuto. Tutto rimane piuttosto piatto. Si salvano, a livello di caratterizzazione dei personaggi, i due agenti dell’FBI, così stupidotti e così simpatici.
Per il resto, per Shimmer Lake di Oren Uziel si tratta di auto-sabotaggio, affonda pian pianino, fino ad imbarcare, minuto dopo minuto, l’insoddisfazione di uno spettatore che s’aspettava qualcosa di più graffiante.