Se sei così ti dico sì: non è la solita commedia italiana
Recensione del film Se sei così ti dico sì.
Sin da piccoli ci insegnano che non si giudica un libro dalla copertina. Copertina che nel caso di Se sei così ti dico sì fa rima con titolo, locandina, attrice protagonista. Si deve gettare il cuore e l’occhio oltre un titolo da fiction di bassa lega per famigliole Barilla riunite sul divano, una locandina da commedia sentimentale fru fru tutta nasino-nasino e la presenza sul grande schermo della sexy poliziotta Tim Belen Rodriguez. Oltre l’incontro a prima vista, Se sei così ti dico sì non è la solita commedietta (all’) italiana. Ha qualcosa di più. Di diverso.
Eugenio Cappuccio, 4 anni dopo Uno su due, torna a raccontarci di un uomo che la vita pone ad un bivio proprio quando crede di non aver più niente da scegliere per l’avvenire. Piero Cicala (Emilio Solfrizzi) è un Tony Pisapia sorrentiniano da tempo giunto in fondo al suo viale del tramonto. Sciatto, stempiato fuori e dentro l’anima, con la pelle riarsa dalla salsedine, si è ritirato nel paesino pugliese di Savelletri. Ma un giorno la Tv bussa alla sua porta. Un treno da prendere o lasciare che condurrà “il cantante”, come lo chiamano i suoi compaesani, verso una nuova giovinezza in seguito all’incontro con la star del momento Talita Cortès (Belen Rodriguez).
Un’opera intensa, che sorprende, affascina, coinvolge, procedendo senza strappi o ellissi disorientanti. Pregevole la prima lunga parte di introspezione, divertente e riflessiva la seconda dopo il ritorno on stage. Eugenio Cappuccio dirige con polso fermo un magnetico Emilio-faccia-di-gomma-Solfrizzi, versatile nel passare in rassegna con fluidità ogni sentimento che alberga nel suo impacciato non-Elvis dai bottoni color madreperla. Al suo fianco una bella e brava Belen Rodriguez, perfetta nei panni di una viziata e altezzosa Lolita di fama mondiale, capace addirittura di raggiungere i lucciconi durante il momento più commovente del film. Fanno loro da cornice una gelida Iaia Forte che ritroviamo dopo la focosa performance tra i babà di Tris di donne & abiti nuziali, un misurato, mai invadente e per questo funzionale Fabrizio Buompastore e un teatrale Totò Onnis.
Il tutto condito da una colonna sonora eclettica, che mischia sonorità ventose e subacquee da baia meridionale ad una sfiziosa marcetta da banda di provincia, dolci tunz tunz da disco dance alla commovente Amami di più dal sapore commerciale e radiofonico, perfetta da dedicare alla fidanzatina di turno.
Pur privo del brio scanzonato di Notting Hill e Scrivimi una canzone ai quali richiama, e con qualche evitabile skatch comico di livello infantile, è una commedia crepuscolare, agrodolce, fuori dal coro, che conduce senza fronzoli caramellati al largo dei sentimenti, spiazzandoci continuamente fino ad un finale aperto. Come il mare. Io, te e il mare.
Guarda l’intervista al regista Eugenio Cappuccio 👇👇👇
sono appena rientrato dal cinema.
niente male, senza la tua segnalazione me lo sarei perso.
grazie.
grazie a te che ti sei fidato del mio giudizio… : )
Ammetto che il mio snobismo cinematografico mi aveva portata a scartare “a priori” questo film. Non credo che andrò a reperirlo volontariamente, ma se dovesse capitarmi di vederlo passare sulla programmazione su Sky, gli darò un’occhiata con piacere.
Ciao Tommaso, un saluto.