Ribelle – The Brave: il passo falso della Disney Pixar

ribelle-the-braveAnche ai più grandi capita di sbagliare. E questo è quanto accaduto alla Disney Pixar con Ribelle – The Brave.

Senza dubbio un solcato passo falso che (purtroppo) lascia una macchia su una lunga serie di successi conservatasi immacolata dai tempi del primissimo Toy Story. Ne consegue che, raccogliendo plausi dopo plausi, l’aspettativa cresce, è sempre più alta. Ma se qualcosa va storto, si cade da molto in alto e il tonfo è parecchio rumoroso. Ecco, The Brave ha fatto un bel tonfo!

E questo perché, in genere, associamo la Disney Pixar a magia, divertimento, pillole morali mai banali veicolate a piccole dosi, stupore e, perché no, commozione (come ha dimostrato ampiamente il meraviglioso Up). Ma questa volta tutto ciò viene a mancare.

Divertimento: non sono sufficienti i 3 fratellini rossicci che come trottole schizzano qua e là tra il villaggio e il castello scozzese delle nobile famiglia protagonista. Così come non basta il pretendente tozzo e bozzone che parla una lingua ostrogota che solo lui comprende e sa articolare.

Pillole morali: i macro-temi di destino, libertà e ribellione s’intrecciano e si fanno sentire con forza, ma la mano è calcata con fare troppo didattico e didascalico, fino ad essere irritante e vano.

Stupore e commozione: non pervenuti.

Insomma, languisce il coinvolgimento dello spettatore, il quale se ne va alla deriva della noia. Enfatizzata, in primis, da un impiego del 3D assolutamente inutile. Gli “sfondamenti di schermo” della terza dimensione si contano sulle dita di una mano (a dir tanto!) e si è più volte tentati di liberare gli occhi da quei benedetti occhialini colorati. Non per sollevare sterili paragoni o rivalità, ma almeno la DreamWorks con Madagascar 3 ne ha fatto un uso invasivo e piacevole, che è esattamente quello che il pubblico vuole pur di flasharsi le pupille per un’ora e mezzo.

Tra Braveheart e Ivanhoe, Robin Hood e Lady Marion, stonehenge e fuochi fatui, Ribelle è la più classica e stantìa delle favole, con strega sdentata e simpatica, mutazioni da vanificare come nell’ennesimo L’incantesimo del lago, un finale con abbraccio e copertina da La Bella e la Bestia. Niente di nuovo, niente di più. E’ quindi palese come quest’opera si discosti ampiamente da tutta la precedente filmografia Disney Pixar, incentrata sul rendere umano ciò che non lo è (i giocattoli di Toy Story, le auto di Cars, i topi di Ratatouille, i robot di Wall-E, ecc.). Un tentativo di “novità” a cui rendere merito? Questo sì, sempre. Ma attenzione a non distaccarsi troppo dalla propria vocazione. Perché poi si sa, il pubblico è esigente. Dopo il dito, ti mangia la mano (altro che 3D!). Aspettiamo la riscossa di John Lasseter con Monsters University in arrivo nel 2013.

4 commenti

  • Credo che il plof più grande di Pixar sia Cars 2 (evitabilissimo). Concordo con te che The Brave è deboluccio, ma credo sia meglio del succitato Cars 2.
    Io l’ho visto in 2D. Direi che questa pellicola è un grande dimostratore tecnologico. Pixar è sempre stata superiore a Dreamworks in questo, ma i capelli di Merida sono davvero fantastici, davvero realistici. Fino ad ora l’animazione non aveva mai raggiunto livelli di dettaglio così elevati.
    Grande pregio… ma a scapito della storia, mannaggia! 🙁

    I tre fratellini mi sono suonati immediatamente come dei cloni dei pinguini di Madagascar… che in Pixar siano finite le idee?

    • Caro Glauco, in primis grazie del tuo commento.
      Sui capelli di Merida sono d’accordo con te. E ti dico che hai fatto bene a vedertelo in 2D: soldi e salute oculare risparmiati!
      Sui 3 fratellini “sosia” dei pinguini di Madagascar, non so. Forse sì, in parte, vagamente. Li vedo più un pretesto/mezzo per far ridere la gente, un diversivo per non far dire al pubblico: “Che noia totale questo Brave!”.
      Alla Pixar sono finite le idee? No, non credo. E spero di no. Lo dimostra il bel corto sulla Luna prima del film. Diciamo che c’è una battuta d’arresto, ma senza grossi allarmismi… 😀

  • Concordo a metà! =)
    È vero che non mi ha emozionato più di tanto, ma si è lasciato vedere e godere per le personalità dei personaggi. Per la storia concordo, un po’ sottotono.
    Il 3D è solo un extra di cui faccio ogni volta a meno, ma peggio di Ribelle c’è sempre quella mezza ciofeca di Cars e quella presa per il sedere di Toy Story 3 (che non ho ancora il coraggio di rivedere, magari lo rivaluto).
    Tornando al film, in alcune sequenze, ho notato un calo di espressività facciale ed eccessiva piattezza di luce e colore. Inutile dire che gli ambienti (specie esterni) erano una gioia per gli occhi.
    Noemi si poteva evitare. Shel Shapiro ancora di più.
    Se hai recensito Ribelle devi parlare anche de La Luna, però! 😉

  • Io credo di aver notato un “omaggio” a Miyazaki, i fuochi fatui mi ricordavano molto gli spiritelli con cui il regista giapponese decora i suoi paesaggi e la strega mi ricordava Zeniba, soprattutto nelle proporzioni. Tutto questo reso con meno grazia del suddetto maestro, ma gradito, il film in generale mi è piaciuto, incentrato più che altro sul rapporto madre/figlia. Belli e ben caratterizzati i personaggi di contorno, anche se il doppiaggio li ha penalizzati non poco, tutti tranne i tre gemellini che non riescono ad emergere e a diventare “accattivanti”. Che la spaccatura con la regista Brenda Chapman abbia fatto perdere il legame tra trama e caratterizzazione dei personaggi?

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