Revenir (Back Home) di Jessica Palud: la recensione del film

Revenir (Back Home) di Jessica Palud.

Un esordio senza strafare, di quelli fatti col cuore. Una storia semplice, con uno sviluppo ampiamente prevedibile (e anche un po’ banalotto), ma raccontata con empatia e grande affetto per i personaggi messi in scena. Revenir (Back Home) di Jessica Palud è questo, un film piccolo con una grande anima, che non ci inonda con i toni del melodramma, come spesso fa il cinema francese, ma ci accarezza come una madre che dà la buonanotte ai figli.

Revenir (Back Home) è una bella sorpresa, incentrata sugli affetti, sui sentimenti e le emozioni, dichiarate ma non urlate dei suoi protagonisti. La calda fotografia della campagna, tra olivi e campi di grano, conforta come una coperta di lana e rende più dolce una tragedia familiare che ha il pregio di non arrivare a “strapparsi i capelli”. Una vicenda che trae forza e buon sangue dai suoi ottimi interpreti: Niels Schneider, Adèle Exarchopoulos e il piccolo Roman Coustère Hachez. Sono i loro corpi i veicoli e fondamenta portanti del film. Il sudore che ricopre i loro corpi battuti dal sole è come lo sfogo cutaneo del ribollire delle loro anime nella tempesta dei fatti della vita, in bilico tra un passato e un presente che non fanno sconti.

Per Adèle Exarchopoulos, dopo il mezzo passo falso di Le fidèle – Una vita al massimo, è un ritorno vigoroso, ricco di passione e nuove sfumature, un approdo di maturità attoriale nella sua giovane carriera. Bravissimo il piccolo Roman Coustère Hachez, che conquista la sensibilità di chi guarda e ci trascina in un interno familiare estremamente bisognoso di affetto per rigenerarsi e ritrovare la strada di casa, ossia quella della famiglia e delle relazioni.

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