Revenge di Coralie Fargeat: la vendetta (tremenda vendetta!) è donna
Dietro al titolo più banale della terra, si nasconde la vera sorpresa del 35esimo Torino Film Festival. Revenge, film d’esordio della giovane regista francese Coralie Fargeat (classe 1976), è una vera bomba di sangue (ne scorre tanto tanto tanto!), vendetta (ma è anche qualcosa di più!) e divertimento (uuuuu quando c’è di mezzo la caccia all’uomo!). E pur essendo principalmente una grande opera di intrattenimento, suspense, insomma puro spasso per lo spettatore, è anche metafora e incarnazione di cosa sia capace una donna (una resurrezione? hanno sette vite, come i gatti!), di come le donne non si debbano toccare neppure con un fiore altrimenti ti faranno tanto tanto male, di come alle molestie (sempre inaccettabili!) si possa reagire con un fucile di precisione più che con uno spray al peperoncino nella borsetta.
Jen (la bellissima e imprevedibile Matilda Lutz), bionda e sculettante Lolita del Duemila, viene invitata dal suo ricco e machissimo amante alla tradizionale battuta di caccia che è solito organizzare con due amici. Ma basta una serata con un bicchierino di troppo e uno degli amici allunga le mani su di lei. La conseguenza è tanto inaspettata quanto quello che ne seguirà: un chase movie sanguinario e sanguinolento negli spettacolari scenari del Grand Canyon. Una pacifica “gita fuori porta” si trasforma in un mattatoio, la preda diventa predatore e il desiderio sessuale qualcosa con cui dover fare seriamente i conti.
Pensare che Revenge, senza dubbio uno dei film più violenti e spietati degli ultimi anni, sia l’opera prima di una donna sulla quarantina, fa rizzare i peli sulle braccia. Con un ritmo implacabile come la vendetta e una fantasia registica davvero pregevole, Revenge, pur con qualche minuto di troppo, scalda i motori pian pianino e poi va a tutto gas. Volendo spingerci in un paragone un po’ ardito, come nel sesso parte coi preliminari per poi accelerare senza sosta verso un finale da urlo, che fa letteralmente godere lo spettatore.
Jen è un po’ il sogno (non erotico eh!) di donna di Coralie Fargeat: una donna nuova, mutata, nei geni cinematografici (e non solo), da oggetto a soggetto (non solo del desiderio e dell’atto sessuale), dai contorni mascolini ma immutata nella sua più profonda e strabordante femminilità più selvatica. È una supereroina, fenice feroce che risorge dalle proprie “ceneri corporee” per vestirsi di un corpo nuovo allo stesso tempo umano e super-eroico. Matilda Lutz, classe 1992, che nel 2016 abbiamo conosciuto candida e placida in filmettini italiani come L’universale di Federico Micali e L’estate addosso di Gabriele Muccino, fa il passo più lungo della gamba, e (lo) fa bene, smarcandosi e proponendosi come una delle prime attrici italiane assettate di riscatto, sangue e pallottole. A suo modo, si candida a idolo delle tante donne troppo spesso vittime di molestie nella realtà di tutti i giorni. Ok, questo è cinema, occhio! Ma gli idoli, si sa, provengono e vivono dal mondo della fantasia (e quello del cinema non ne è escluso).