Raiders! The story of the greatest fan film ever made: recensione
Recensione di Raiders! The story of the greatest fan film ever made, su Netflix.
“Il cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta”. Così diceva Alfred Hitchcock. Ma ne siamo proprio sicuri? Dopo aver visto Raiders! The story of the greatest fan film ever made si è portati a credere che sia anche un pezzo di vita, lungo tutta un’infanzia e con qualche strascico nell’età adulta.
Raiders! documenta e racconta la folle impresa di tre amici che vogliono portare a termine, oramai sposati e con famiglia, un progetto cominciato trent’anni prima: fare il remake, inquadratura per inquadratura, di Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, il loro film preferito in assoluto. Un’impresa ai limiti dell’incredibile, dell’umana ragione e comprensione, una follia totale che solo la passione per il cinema è capace di far germogliare e crescere nell’uomo. Una cosa che definirla da nerd o da cinefili equivale a sminuirla.
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I predatori dell’arca perduta è un film che ha fatto epoca. Tanta azione, tanti effetti speciali e tanto senso d’avventura non s’erano ancora mai visti così cocenti e tangibili sul grande schermo. Se Spielberg ha partorito un capolavoro dopo l’altro, questo sta sicuramente sul podio. Senza dubbio nei cuori di tre bambini che invece di giocare con le macchinine e i soldatini, hanno trascorso l’intera infanzia, estate dopo estate, così come ogni occasione di festa come il Natale o la Pasqua, a donare una “seconda vita” al celebre film con protagonista Harrison Ford. Gesta epiche che, come è proprio dell’irruenza istintuale di quando si è piccoli e si crede che niente è impossibile, hanno condotto i tre piccoli grandi fan a correre rischi enormi, come rimanere soffocati dentro una maschera di gesso industriale o incendiare la casa della nonna a causa di un indomabile fuocherello in cantina.
Raiders! è un documentario davvero unico, che ci dimostra come sia incontenibile e incontrollabile la magia che il cinema può e sa esercitare sullo spettatore. Tanto da renderci, come il titolo afferma, “predatori” di un’arte e di un’opera altrui, fino a farla nostra per ri-proporla in una forma che è fatta della stessa materia dei sogni. Quella di quando le luci in sala si abbassano, il proiettore inizia a girare e la luce di fa colore e immagine in movimento.