Quanto basta: quando la giusta misura vale una stella Michelin

Recensione del film Quanto Basta di Francesco Falaschi con Vinicio Marchioni, Valeria Solarino e Luigi Fedele

quanto basta filmNomen omen. Nel titolo dell’ultimo lungometraggio di Francesco Falaschi, Quanto basta, è racchiusa tutta la sana essenza del film. Ossia quella dell’equilibrio, della giusta misura, del buon senso (mai stropicciato) della sceneggiatura, di una commedia ben recitata, che non si priva di nulla né eccede in orpelli. Il risultato è un perfetto equilibrio di ingredienti mai in difetto né in eccesso, riuscito mix di riflessione sociale, lieve ironia e uno sguardo sorridente sulla realtà. “Al mondo c’è più bisogno di un buon spaghetto al pomodoro che di un branzino al cioccolato” afferma il cuoco stellato Arturo (Vinicio Marchioni) alla sua prima lezione con i ragazzi autistici di un centro sociale gestito dalla bella psicologa Anna (Valeria Solarino). Ecco, Quanto basta prende alla lettera il “motto” di Arturo, di chi non vuole strafare o rivoluzionare la cucina, in questo caso la commedia nostrana. Quanto basta è un buonissimo spaghetto al pomodoro. Il branzino al cioccolato, di dubbio gusto e incerto sapore, lo lascia chi, come recita un celebre libro di ricette, ricorre allo scalogno per fare il figo.

Ecco, a Quanto basta non interessa fare il figo, bensì essere sincero e mai ricattatorio verso le emozioni dello spettatore. Mai melodrammatico né banale, cammina saldo su quel filo (d’olio) che lo rende piacevole e leggero come un buon primo piatto, semplice ma squisito.

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Gli interpreti sono tutti ben calati nei propri ruoli, e ciascuno dimostra di starci con un certo agio. A partire da Vinicio Marchioni, che dopo la breve (ma ben fatta) comparsata in Scialla!, dimostra di avere tutti i toni e i colori giusti anche della commedia. Valerio Solarino, per la seconda volta nelle vesti di assistente sociale dopo la saga di Smetto quando voglio, dona grazia e luce, ma con impercettibile e materna delicatezza, a più parti del film e ad un personaggio che altrimenti rischiava la marginalità. Da applausi, anzi da standing ovation, la prova di Luigi Fedele, che dopo aver vestito i panni del simpaticissimo ma non sprovveduto ragazzo padre di Piuma di Roan Johnson, conferma d’essere una delle promesse più accattivanti nella schiera degli attori italiani del domani. Senza caricatura, anzi quasi con innata naturalezza, impersona un ragazzo Asperger senza calcare (né cannare) mai una battuta, un gesto, uno sguardo. Una performance davvero pregevole. Degna di merito anche la prova della giovanissima Tanita Spang, diretta e precisa in un personaggio piccolo ma non facile.

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