Pericle il nero: Riccardo Scamarcio il duro | recensione film

Recensione del film Pericle il nero di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio.

pericle il nero scamarcio recensione filmPericle Scalzone, come lui stesso afferma nel film, di mestiere fa il culo alla gente. Proprio in senso letterale, fisico. Hai sgarrato? E allora arriva Pericle che prima ti stordisce con un sacchetto di sabbia e poi ti violenta sessualmente. È un’eminenza nera che parla poco e lavora sodo, come una Morte che esce dall’ombra per presentarsi quando meno te l’aspetti a reclamare il conto.

Pericle è un servo, fidato e rispettato, braccio destro che non tradisce. Ma sbagliare è umano e non sempre si viene perdonati. A Pericle basta commettere un errore per trasformarsi in fuggitivo, senza nome e senza patria, circondato da Giuda mutevoli pronti a mischiare le carte nel mazzo per fare, stavolta a lui, il culo.

Pericle il nero di Stefano Mordini, basato sull’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino, ha rappresentato l’Italia nella sezione Un certain regard all’ultimo Festival di Cannes. Snobbato ingiustamente un po’ dal pubblico e un po’ dalla critica, Pericle il nero è invece un buon film, un noir teso che, a differenza di molti suoi simili nel genere, vive di personaggi più che di atmosfere. Un film cupo e fatto di corpi che, a sorpresa, fa luce su un’anima violenta e irascibile, ma in realtà semplicemente sola e desiderosa di rifarsi una vita. Un desiderio che Pericle prova a perseguire una volta uscito dal guscio, dallo status quo in cui ha sempre vissuto: una volta in fuga, bisognoso di una nuova identità, si cerca (e trova) una donna, una brava donna, per sentirsi normale, almeno per un po’, “giocando” a fare il padre di famiglia e il marito premuroso.
Ecco quindi che Pericle il nero si fa film introspettivo, capace di raccontarci un percorso interiore dividendo il racconto in due parti nette più un epilogo: la prima in cui Pericle è il cattivo glaciale che punisce senza esitazione, la seconda in cui cerca di voltare pagina verso una second life e second chance, un epilogo in cui la prima torna a prevalere in vista di un’inevitabile vendetta.

Pericle è un Riccardo Scamarcio che, al di là del discutibile accento napoletano che fa a cazzotti con le sue origini pugliesi, convince e funziona. Occhi grandi e verdi da serpente pronto a divorare la sua preda, Scamarcio è attore ormai adulto, chiamato anche da molto cinema estero. Sono passati dodici anni da quel Tre metri sopra il cielo di Luca Lucini (tratto dal romanzo di Federico Moccia) che lo ha lanciato come un proiettile. Ma (per fortuna) da Step a Pericle di acqua sotto i ponti ne è passata, e Scamarcio si è del tutto emancipato dall’essere attore solo per teenagers. Ben per lui e ben per noi.

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