Partenonas di Mantas Kvedaravicius: recensione

Recensione di Partenonas di Mantas Kvedaravicius.

Partenonas filmScritta da Vanessa Forte.

Primo film di finzione del pluripremiato documentarista lituano Mantas Kvedaravicius, Partenonas è un’opera visionaria, estremamente difficile e spesso disturbante, che non assomiglia a nulla di conosciuto nel mondo cinematografico. Tanto che necessita di più di una visione per trovarvi una chiave di lettura atta a decodificare questo nuovo linguaggio.

In un bordello ateniese, un uomo narra le vicende della sua vita alla ricerca di onore e gloria. Egli si racconta attraverso tre personaggi (una prostituta, un gangster e un pittore) e in tre diverse città (Atene, Istanbul e Odessa). Ma la memoria lo tradisce, e lui sa che in una delle sue tante vite dovrà morire.

Presentato alla 34esima Settimana Internazionale della Critica nell’ambito di Venezia76, Partenonas è frutto di una lunghissima ricerca che ha impegnato il regista per diverso tempo e in diversi luoghi. Una ricerca etnografica (N.B. Kvedaravicius ha un dottorato di ricerca in antropologia all’Università di Cambrige) che necessita da un lato di un’osservazione oggettiva e dall’altro di una certa immedesimazione nei soggetti osservati.

Il regista frantuma la memoria in diversi luoghi e in diversi corpi ma, soprattutto, in diversi tempi che si intersecano e si sovrappongono facendo diventare la storia di uno la storia di molti. Kvedaravicius non ci indica una direzione da seguire, ma ci invita a immergerci in un vortice in cui ogni tassello, ogni pezzo di corpo, spazio e tempo, è essenziale per raggiungere uno sguardo d’insieme. I corpi si muovono in spazi sbriciolati, spesso claustrofobici, sotto luci filtrate e scure per creare un luogo legato alla memoria e al tempo. Egli ricerca così l’essenza dell’uomo, usando la cinepresa per inquadrare situazioni e personaggi verosimili e reali da cui si distacca  per definire quelle connessioni tra persone e situazioni che non si vedono ma che esistono. Partenonas è un fiume sotterraneo di cui non si conosce la portata, la lunghezza né il percorso, nella cui corrente lo spettatore viene sballottato fino allo stordimento.

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