Onora il babbuino: recensione del libro di Michele Dalai
Recensione del libro Onora il babbuino di Michele Dalai.
Dietro un titolo tanto enigmatico quanto simpatico, Onora il babbuino di Michele Dalai è un’opera che sfugge a facili definizioni o etichette, configurandosi invece, in primis, come un inno alla libertà di scrittura, un flusso di (in)coscienza che si prende molti rischi pur di rimanere fedele alla propria linea che tende all’anarchia e all’entropia, confondendo (o cullando) il lettore in un giro di schiaffi/aneddoti che hanno dell’improbabile e del divertentissimo.
Onora il babbuino non è tecnicamente neppure un romanzo. È un racconto a senso unico, con fiammate di vita vissuta che si tingono dei colori della mistificazione, dell’ego, del ricordo che si fa “leggenda”. Cardo, il protagonista, ne ha di storie(lle) da raccontare, ne ha così tante da riempirci serate e nottate intere. Perché ogni spaccato di vita, anche il più insignificante, è il pretesto/espediente per sproloquiare su qualsivoglia argomento, per lo più di stampo sociale. Parla direttamente con noi, come se fossimo con lui al pub a bere una birra, e vuota il sacco su vita, morte e miracoli. Ad intervallare le sue parole, gli scambi telefonici col suo fidato ma inaffidabile Sergio, scagnozzo da quattro soldi, incapace in tutto, che ci strappa grasse risate.
Onora il babbuino è un concentrato di abilità narrativa, tanto da riuscire a saturare le pagine con un vocabolario ricchissimo, più adatto ad un millantatore che ad un gangster. Tutto è un “espediente per” e il libro sconfina presto in un seducente esercizio di stile che, però, sa non essere borioso (ma un po’ compiaciuto sì!). Certo, Michele Dalai dimostra tutte le sue capacità (non comuni!) nel costruire un bel castello di carte sul nulla, anzi sul bordo di un precipizio, e riesce a non cadere mai giù.