Novecento: recensione del libro-monologo di Alessandro Baricco
Recensione di Novecento, il libro-monologo di Alessandro Baricco.
“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”.
Ci sono libri piccoli, anzi piccolissimi, che pesano sulla nostra sensibilità e immaginazione come macigni, come montagne. Libri che ci travolgono come un’onda anomala e ci fanno sprofondare nella tremenda bellezza poetica che si nasconde dietro e dentro la scrittura e una storia tanto semplice quanto meravigliosamente suggestiva. Novecento di Alessandro Baricco è uno di questi libri. Monologo teatrale lungo appena cinquanta pagine, che ha ispirato il capolavoro cinematografico di Giuseppe Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano, siamo di fronte a un’opera che gli americani non esiterebbero a definire larger than life.
La penna di Baricco è brillantissima e ci conduce come in uno stato d’ipnosi sin dalle prime righe, dalla prima pagina, palesando un’ispirazione rigogliosa e sovrabbondante. La storia è nota: Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento è nato sul Virginian, grande nave che solca l’Atlantico facendo di continuo avanti e indietro tra l’Europa e l’America. E da lì non è mai sceso. Non ha mai messo piede a terra. Fino a quando, un giorno, decide che è giunto il momento di provarci.
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Novecento è un monologo intensissimo, dove ogni parola pesa, dove ogni frase è un mattone necessario nella costruzione narrativa di Baricco, fortemente e saldamente imperniata sulla ripetizione di espressioni come fossero un mantra. La prosa, alternata a passaggi di fulminea e improvvisa poesia, scorre via come su un mare placido, calmissimo, una tavola perfettamente levigata.
Di fronte a una storia del genere, e ad un libro del genere, c’è solo da rimanere incantati, senza parole, con gli occhi e le orecchie sognanti, proprio come accadeva ai passeggeri del Virginian al cospetto della musica suonata al pianoforte da quel mostro di bravura chiamato Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento.