Nessun nome nei titoli di coda: recensione documentario

Recensione di Nessun nome nei titoli di coda, documentario su Amazon Prime Video.

Nessun nome nei titoli di codaLe comparse, queste sconosciute!
Eppure a pensarci bene, il cinema, senza quelle che in gergo usiamo chiamare comparse, non sarebbe il cinema, anzi proprio in molti casi non esisterebbe. E a gestire il dietro le quinte di questo mare magnum di figuranti, tra i suoi maggiori esponenti il cinema italiano ha avuto ed ha ancora oggi da oltre mezzo secolo Antonio Spoletini, che con grande professionalità, umanità e schiettezza continua a dare il suo fondamentale contributo al cinema italiano, lontano dalle luci della ribalta.

Nessun nome nei titoli di coda, il documentario di Simone Amendola presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019 e disponibile in streaming su Amazon Prime Video, rende merito all’incessante lavoro di Spoletini e di tutti coloro che fanno sì che il cinema sia ancora un mezzo miracolo. Simone Amendola sceglie di non avere un narratore, ma lascia parlare le immagini, in modo che siano queste a tracciare la narrazione, discreta e incisiva, seguendo il lavoro di Spoletini e dei suoi collaboratori sui set a Cinecittà di recenti film come I due papi di Fernando Meirelles. È il lavoro che parla, l’uomo al lavoro che tesse le fila di un discorso sul cinema che ci coinvolge pienamente e ci fa brillare gli occhi pensando a quanto lavoro nell’ombra c’è prima che un film veda la luce accecante del proiettore.

Nessun nome nei titoli di coda è anche un documentario sul tema del ricordo. Come afferma un personaggio nel recente Mank di David Fincher (ri-leggi la recensione), il cinema è una macchina che vende, anzi noleggia, ricordi. E così è per Antonio Spoletini, pozzo immenso di aneddoti, storie piccole e grandi, ricordi nitidi e fuggevoli legati ai più grandi registi del nostro cinema. Ma i ricordi spesso hanno un nome e un cognome, anzi un titolo, proprio come i film. I ricordi, come in questo caso, assumono una forma fisica, tangibile, polverosa. Spoletini cerca con stoica determinazione una pellicola (quella che gli addetti ai lavori chiamano “pizza”), da rivedere e stringere tra le mani, del film Roma di Federico Fellini, al quale ha preso parte insieme ai suoi quattro fratelli. Spoletini: una famiglia per il cinema. In quel film, in piccoli ruoli, figurano tutti e cinque i fratelli. Ecco allora che il cinema si fa realtà, la spumeggiante fantasia di Fellini lascia il posto alla vita vera, vissuta, consumata, che tramite il la settima arte ricerca e rincorre quella vita eterna che i grandi ricordi meritano per sottrarsi definitivamente al passare inesorabile e meschino del tempo.

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