Moonlight di Barry Jenkins, una luce nell’America più nera
Moonlight del giovane Barry Jenkins è il film outsider e astro luminoso della notte degli Oscar 2017, dove è in corsa per ben otto statuette. Dopo essere passato ai festival di Telluride, Toronto e New York, ha aperto tra gli applausi l’ultima Festa del Cinema di Roma. Insomma, un film acclamato nelle kermesse di mezzo mondo, di qua e di là dall’oceano. Acclamato con merito.
Moonlight è un romanzo di formazione, un trittico di tre diversi squarci di vita di un ometto che ha da diventare uomo, che deve farsi le spalle e tirare fuori i denti per non rimanere schiacciato da una legge della strada che è sempre più legge della società. Nella periferia più trasandata e abbandonata di Miami, il giovane afroamericano Chiron deve capire chi è, portandosi dietro la zavorra di un padre assente e di una madre tossicodipendente.
Moonlight è un film fortemente coinvolgente. E questo grazie alla regia di Jenkins che ci tiene incollati al protagonista. La macchina da presa corre, salta, nuota, cade a terra e si rialza con lui. Come se Jenkins ci volesse letteralmente mettere nei panni di Chiron, un ragazzino gay nella violenta e criminale comunità nera della Florida.
Un film di grande introspezione, imperniato su dialoghi puri, di gente comune che lotta ogni giorno per affermare la propria identità e la propria sopravvivenza. Un trittico di turning point nella vita del protagonista che, complice la lirica colonna sonora di Nicholas Britell, suona come una sinfonia che è allo stesso tempo un requiem e un inno alla vita.
Moonlight, però, non è solo un film sulla sessualità e sulla sua faticosa ricerca nel passaggio all’età adulta. E non è il nuovo Brokeback Mountain. È un ritratto intimo, in tre sobrie ma sferzanti pennellate, di un’anima inquieta in una società e una vita che non ha scelto. Un’opera di grande sincerità, per lunghi tratti vera poesia visiva, satellite anomalo e prezioso nell’anonimato imperante in molto cinema americano degli ultimi anni.
E’ piaciuto tanto anche a me, bellissima la fotografia. L’ultima parte è di una tensione unica, bravissimi i due attori capaci di trasmettere emozioni anche con il semplice respiro.
Sì sono d’accordo. Molto bella anche la sequenza in mare.