Madre! (Mother!) di Darren Aronofsky: recensione

Madre! Darren AronofskyOh mamma mia! Questa l’esclamazione, sia essa di stupore o di delusione, che ogni spettatore sospira giunto in fondo a Madre! (Mother!), il nuovo attesissimo film di Darren Aronofsky, presentato con qualche fischio di troppo alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia.

Madre! (Mother!), nel bene o nel male, è un film che non lascia indifferenti. E se lo scopo di Aronofsky era quello di scuoterci, c’è sicuramente riuscito. Un po’ meno  se contemporaneamente voleva anche convincerci.
Madre! (Mother!) è un film che torna indietro agli shock, non solo visivi, di Requiem for a Dream (2000) e The Fountain – L’albero della vita (2006) con più di un pizzico di misticismo alla Noah (2014).
Uno tsunami che travolge ma non coinvolge, anzi ci lascia a debita distanza, puntando più che altro a constatare la potenza produttiva di Aronofsky che, come un dio (del cinema), tutto può.

Madre! (Mother!) è un metaforone della vena creativa, dell’ispirazione, della musa che ispira ogni artista (in questo caso Bardem è uno scrittore in crisi), della “madre idea” che esplode e germina l’inimmaginabile. L’ultimo film del regista di Black Swan lasci storditi, confusi, come di fronte a qualcosa di inspiegabile. Aronofsky ci consegna il più terrificante incubo visto sul grande schermo negli anni Duemila, in un frastuono e un accavallarsi frenetico e smodato di suggestioni che sa più d’esercizio di stile tendente alla pura masturbazione e che poco lascia comprendere a chi guarda.

Aronofsky punta a fare più rumore possibile, poco curandosi della brutta prova attoriale di Bardem e Lawrence, nonché dei dialoghi messi loro in bocca. Vuole farci del male a costo di farsi lui stesso del male. Ha coraggio da vendere, ma l’incoscienza sembra aver preso il sopravvento, tanto da (rischiare di) togliere la terra sotto ai piedi anche ai suoi più strenui sostenitori.

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