Les Salauds: i bastardi senza gloria di Claire Denis
Recensione di Les Salauds – Bastards di Claire Denis.
Undicesimo film dell’acclamata regista francese Claire Denis, presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2013, Les Salauds – Bastards è un’opera magnetica, nerissima, su una vicenda privata imperniata sul più universale e pericoloso dei sentimenti: la vendetta. Già il titolo inquadra “l’ambientazione umana” in cui veniamo calati, un poco alla volta, a partire da una sequenza iniziale che intriga e manifesta subito un tratto saliente del film: la frammentazione narrativa. Che qui, differentemente da come possiamo immaginare, è un punto di forza che germina e si struttura pezzo dopo pezzo, come un puzzle tridimensionale, in una verticalità di eventi che conducono in modo scivoloso verso un finale che puzza di ineluttabilità e predestinazione.
Les Salauds – Bastards mischia due famiglie e più personaggi, all’inizio apparentemente distanti. C’è una donna, Sandra, che ha perso il marito, suicida, con una figlia problematica e schiava di monsieur Laporte, un potente uomo d’affari e pappone di Parigi. C’è poi il fratello di lei, Marco, che torna dall’estero per cercare di aiutare la sorella. E poi c’è un’altra donna, Raphaëlle (Chiara Mastroianni), bella e affascinante, che s’innamora di Marco pur (in)cosciente di non potersi permettere questo “lusso” perché moglie di Laporte…
Claire Denis gioca col non-detto, con ellissi narrative che ci spingono a colmare vuoti, rendendoci parte attiva in un racconto a tinte molto fosche dove di bastardi ce n’è più d’uno. Les Salauds – Bastards è un cinema fatto di corpi prima che di psicologie, corpi parlanti e portatori di un fascino oscuro che attrae, che vuole essere scoperto, per arrivare a sollevare da sotto al tappeto la polvere di eventi che era meglio non scomodare. Corpi che si scontrano, cozzano, con una violenza fisica e sessuale che corrisponde ad anime putride e senza vergogna.
Altro punto a favore dell’opera è la definizione del protagonista, un non-eroe o anti-eroe destinato alla sconfitta sin dall’inizio, deciso a fare il massimo per aggiustare le cose (indole evidente sin dalla scena della bici accomodata al piccolo Joseph) pur sapendo di agire invano. Un uomo buono che cede al lato più bastardo di sé per aiutare gli altri, ignaro di segreti troppo pesanti da portare su di sé e con sé anche dal fisico roccioso e vissuto di un torbido e maestoso Vincent Lindon.