Les Promesses di Thomas Kruithof: recensione film

Recensione di Les Promesses di Thomas Kruithof.

les promesses film venezia 78Una promessa è una promessa. Ma di fronte agli intrighi della politica anche questa (apparente) verità granitica tende a sgretolarsi facilmente. Come un muro al quale vengono tolti i mattoni e poi rimessi senza calce, rendendolo sempre più fragile e instabile.

La politica, si sa, è un gioco di carte. Spesso delle tre carte, ma spesso anche molte di più, in una giostra di poltrone, uffici, nomine, lauti guadagni e grossi sprechi finanziari. L’ideologia e l’integrità morale faticano a farsi strada e a mantenersi con la schiena dritta. Una schiena che, spesso, purtroppo, si spezza. Pare essere di questa “specie” anche la sindaca Clemence, se non fosse che alla fine un colpo di onestà civica e intellettuale la spinge a “sacrificarsi” per un bene più grande, ossia quello di una fetta dei suoi concittadini, visti non più come elettori ma come persone.

Les Promesses di Thomas Kruithof è un film che, pur ben orchestrato, manca di empatia e coinvolgimento dello spettatore, il quale si ritrova passivo ad osservare spregevoli giochetti di potere all’ombra di Parigi, tra il palazzo della sindaca  e un complesso architettonico in rovina.

Les Promesses di Thomas Kruithof compensa il suo smarrirsi dietro a una sceneggiatura troppo carica di dialoghi con l’impiego di un’attrice che è un’assoluta garanzia: Isabelle Huppert. Che dona scheletro, vigore, anima e gambe ad uno script che, altrimenti, avrebbe faticato ad arrivare in fondo. Merito a Kruiithof, regista del buon La meccanica delle ombre (2017), di aver scelto un’interprete solida, navigata, che dietro lo sguardo glaciale e il fisico esile ha la forza di una vera leonessa.

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