Lei mi parla ancora: recensione film di Pupi Avati
Recensione del film Lei mi parla ancora di Pupi Avati.
Nel 2018 Valerio Mieli ci ha regalato uno dei film più onirici, mentali e spirituali del cinema italiano degli anni Duemila. Ricordi?, come dice il titolo stesso, era un film su quelle briciole che si depositano e sedimentano nella nostra psiche, assumendo contorni vibranti, inediti, spesso irreali. Nel 2021 con Lei mi parla ancora, Pupi Avati, uno dei pochi maestri del cinema nostrano ancora in vita e in attività, ci propone un’indagine simile, attorno ad un amore eterno, immortale, che nei ricordi, mischiandosi agli scherzi che fa la memoria, si contamina con la fantasia.
Lei mi parla ancora è un piccolo grande film, come molti di quelli scritti e diretti da Pupi Avati, autore tra i più prolifici del cinema italiano. Lei mi parla ancora non è esente da difetti, anzi ne ha vari, anche grossolani, che però si dileguano al cospetto dell’infinita tenerezza che ammanta tutta la storia, i suoi personaggi, le situazioni quotidiane che vivono. Tutto è estremamente ordinario, dimesso, soffuso, come sospirato. Ma sa arrivare alla nostra sensibilità di spettatori con una forza pulsante, netta, precisa.
Renato Pozzetto torna davanti alla macchina da presa dopo anni di lontananza. In Lei mi parla ancora è protagonista indiscusso, per di più in un’insolita, per lui, parte drammatica. C’è tanto sentimento nella sua performance, nelle sue parole, nei suoi gesti. Tutto è studiato, misurato, ma anche dannatamente efficace. A circondarlo, una platea di comprimari tutti all’altezza, un nutrito gruppo di interpreti tra i più importanti del cinema italiano degli ultimi anni: Fabrizio Gifuni, Isabella Ragonese, Lino Musella, Alessandro Haber, Stefania Sandrelli, Nicola Cocella, Gioele DIx, Serena Grandi.
Alla veneranda età di 82 anni, il decano Pupi Avati parla ancora al cinema italiano. E lo sa fare forte e chiaro.