Charley Thompson (Lean on Pete) di Andrew Haigh: la recensione
Quando sul grande schermo si ha a che fare con i cavalli, è sempre bene tenere a portata di mano un pacchetto di kleneex. Vedere Charley Thompson (Lean on Pete) di Andrew Haigh per credere.
Charley Thompson (Charlie Plummer) è un quindicenne che aspira ad una vita normale, fatta di casa, spesa, scuola, sport. Colmo di questa speranza si trasferisce col padre, affettuoso ma drammaticamente immaturo, a Portland, Oregon. Qui Charley troverà un lavoro estivo presso Del Montgomery (Steve Buscemi), un fallito addestratore di cavalli, e diventerà amico di un vecchio cavallo, Lean on Pete. Per salvare lui e se stesso, intraprenderà una drammatica fuga verso il Wayoming.
Presentato in concorso a Venezia 74, Charley Thompson (Lean on Pete) segna il ritorno “americanizzato” di Andrew Haigh. Tratto dal romanzo La ballata di Charley di Willy Vlautin, il bravo regista inglese riesce a raccontare la storia toccante di questo ragazzino già fin troppo provato dalla vita. Lo fa sicuramente in modo attento, affettuoso, quasi mai melenso, con la giusta dose d’onestà e rispetto, mantenendosi sempre lungo lo sguardo e la prospettiva del giovane protagonista. Ciò ne preserva la purezza e la speranza che non lo abbandonerà mai, nonostante lo circondi la dura realtà. Al tempo stesso, però, lo fa risultare troppo assennato e dunque un tantino poco credibile: con una vita così dura chiunque si sarebbe realisticamente e cinicamente spezzato o incattivito. Invece Charley corre, solitario senza meta, e nella sua corsa incontrerà e si legherà ad un cavallo, anche lui bravo a correre ma ormai troppo sfruttato e dunque sfinito. Entrambi possiedono grandi potenzialità ma il Fato, o più semplicemente la Vita, ha fatto sì che crescessero nel posto e nel momento sbagliato. Le loro due solitudini si rispecchiano e si uniscono. E per strappare Pete dal macello, nella speranza che salvare l’animale equivalga anche a salvare se stesso, Charley scappa via.
Haigh ama rappresentare e narrare le emozioni, e riesce a farlo senza disagi o intoppi, creando una genuina empatia col pubblico. Altro sua grande qualità è la capacità di valorizzare al meglio i suoi attori: in questo caso, il sempre ottimo Steve Buscemi, che rende superbamente il disincanto e l’amarezza del vecchio Del; Chloe Sevigny, che ricopre il ruolo della fantina Bonnie, un surrogato di madre-sorella-amica per Charley; Travis Fimmel, noto ai più per essere il protagonista della serie Vikings, molto bravo nel ruolo del padre Ray; ma soprattutto Charlie Plummer, il protagonista. Giovane talento di razza, quasi sosia dell’indimenticato River Phoenix, riesce con sorprendente misura, grazia e profondità a regalarci l’immagine di un ragazzo puro ma conscio, che arrivato in prossimità del fondo, invece d’affogare, ha la maturità d’usarlo per darsi la spinta per risalire.
Charley Thompson (Lean on Pete) è quindi un’opera a metà strada tra il coming of age e il road movie, forse un po’ troppo canonica ma mai stucchevole, che sa donare istanti di vera drammaticità, amabile tenerezza e schietta partecipazione.