Le strade del male di Antonio Campos: recensione
Recensione di Le strade del male, disponibile su Netflix.
Le vie del Signore sono infinite. Ma anche quelle del male lo sono. E gli uomini non si dividono tra buoni e cattivi. Ci sono solo cattivi con diverse gradazioni di male. I buoni non ci sono, perché sono le vittime.
Le strade del male, titolo un po’ scolastico e catechistico a fronte del potente titolo originale The Devil All The Time, tratto dall’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock, che nella versione originale del film presta la voce al narratore che ci accompagna saggiamente e brillantemente scena dopo scena, è un viaggio senza ritorno negli abissi più profondi e abominevoli dell’uomo. Dell’uomo comune, quello che all’apparenza è onesto e probo, che prega e va in chiesa la domenica, che predica bene ma poi razzola male. Anzi malissimo.
Se, come molto cinema ci ha abituato a credere, la violenza genera solo altra violenza, anche il male può essere combattuto solo con altro male. Cresciuto dal padre con un “credo” discutibile, il giovane Arvin Russell (Tom Holland) si oppone con rabbia e spargimenti di sangue alle forze del male che minacciano la sua famiglia. Il tutto nella cupa e sperduta provincia dell’Ohio, abitato da alcuni personaggi inquietanti, tra cui un predicatore diabolico (Robert Pattinson), una coppia disturbata (Jason Clarke e Riley Keough) e uno sceriffo disonesto (Sebastian Stan).
Le strade del male, disponibile su Netflix, è principalmente un film sulla distorsione di parole, pensieri e gesti che si piegano al male come unica via verso un’apparente, passeggera e illusoria redenzione. Tutto è distorto, a partire dalla Parola di Dio che viene stravolta da ciò che dicono e fanno santoni dall’irresistibile fascino verbale, il quale colpisce in primis le relazioni familiari, sia di coppia che padre-figlio. Ecco, Le strade del male è anche un film sulle colpe dei padri che ricadono sui figli, su una cattiva educazione che segna e struttura il malleabile animo di un bimbo che, diventato uomo, non può più purificarsi ma solo pagare e mettere in atto quanto ormai è diventato un male cronico.
In bilico tra il Caso e il Fato, tra i frutti della fortuna e quelli di un disegno divino, siamo tutti peccatori e, soggiogato il nostro libero arbitrio, talvolta non possiamo che commettere il male, unico esito di una storia personale che ci è sfuggita di mano. Dovere e volere si confondono, e il primo schiaccia irrimediabilmente il secondo con esiti disumani.
Le strade del male a molti parrà quasi un esercizio di stile, un inutile climax di violenze, un’escalation di azioni riprovevoli. E forse è (anche) così. Ma il disagio che ci lascia dentro una volta arrivati ai titoli di coda, è qualcosa che rimane.