La solitudine dei numeri primi: la recensione

La-Solitudine-Dei-Numeri-PrimiLa solitudine di Saverio Costanzo. Almeno cinematograficamente. Sì, perchè è il meno italiano tra i registi del Belpaese. Forse potremmo addirittura definirlo il non-italiano. Un occhio sul mondo più unico che raro, da vera pecora nera. In senso positivo, ovviamente.

Dopo lo strabiliante “Private” sulla forzata convivenza “condominiale” tra israeliani e palestinesi e lo spiritual-meditativo “In memoria di me”, Saverio Costanzo trasforma in film a tinte fosche il best seller di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi. Una love story sui generis in salsa dark, pregna di atmosfere gotiche e fumose. Sin dalla sequenza iniziale lo spettatore piomba in un disorientamento horror, spettrale, irreale. Straniamento che si accentua con i titoli di testa dai caratteri cubitali, imperiali. Insomma, un cazzotto in un occhio e uno nello stomaco. E’ così che un nero livido s’impossessa, con slanci noir, dell’intera pellicola: Alice e Mattia sono i tipici soggetti “disadattati” che si sentono soli anche immersi nella folla. Nascondono nel cuore e sulla pelle un segreto/trauma inconfessabile che li lega sottilmente a doppio filo. Così vicini, così lontani.

Un’opera che dimostra come il cinema italiano sia ancora capace di giocare coi generi, amalgamarli, rendere dominanti quei cromosomi visivi che la “selezione naturale” made in Italy schiaccia a favore degli usurati set domestici da famigliola salottiera pronta a gustarsi con disattenzione la solita commedietta. E’ un’opera extra-italica, e per questo incantevole e terrificante.

A livello tecnico il montaggio salta pindaricamente tra infanzia, adolescenza ed età adultà, con tagli netti come quelli che Mattia “in stile Emo” s’infligge addosso. Grandioso il lavoro su musiche e sonoro: continui tintinnii e scampanellii (opprimenti e vellutati allo stesso tempo) accompagnano i sospirati e cadaverici toni di voce dei due protagonisti. Ma spicca anche l’accostamento di crescendo ansiogeni alle musichine della giostra dei giardini, di martellante Disco music a canzonette anni ’80.

La solitudine dei numeri primi è un film da vedere e consigliare soprattutto a due categorie di pubblico: coloro che hanno amato il romanzo e coloro che sostengono quel cinema italiano di capitani coraggiosi che si spingono oltre i confini canonici nostrani.

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