Il segreto di una famiglia di Pablo Trapero: la recensione

Recensione di Il segreto di una famiglia (La Quietud) di Pablo Trapero

La quiete prima della tempesta. Dopo Il Clan, Pablo Trapero non distoglie lo sguardo dal suo Paese, l’Argentina, e dalla sua Storia, giovane, recente, sempre scottante. Con un approccio meno diretto, più trasversale e quindi per assurdo più efficace, perché più subdolo e capace di “rilasciarsi” come un lento veleno nel corpo del film, Il segreto di una famiglia (La Quietud) è allo stesso tempo un intimo ritratto di donne e di un Paese che paga ancora sulla propria pelle le conseguenze della dittatura e di “quei” compromessi che non sono stati estirpati con l’avvento della democrazia.

Il segreto di una famiglia (La Quietud), nome della dimora della ricca famiglia protagonista, è metafora di una calma che è tramutata in immobilità, della società e della giustizia, fino a generare mostri che a livello sociale sono ancora oggi vivi e vegeti.

Recensione de Il Clan

Dietro la patina melò e anche un po’ neo-melodica tipicamente argentina, nelle vene di Il segreto di una famiglia (La Quietud) scorre una violenza silenziosa e sempre presente, una violenza psicologica che in un certo senso bilancia quella più “fisica” di Il Clan, col quale questo film forma senza dubbio un dittico che indaga nel profondo e con crudeltà la Storia argentina.

Teso e a tratti al limite del disperato, Il segreto di una famiglia (La Quietud) è un film che non si fa né capire né piacere a prima vista. Anzi, ad una prima visione può far storcere il naso a molti, ma una volta compreso il sotto-testo politico che lo attraversa, acquista un sapore che rimane inaspettatamente a lungo.

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