La mélodie di Rachid Hami: la recensione

la mélodie filmDi film sulla musica e sulla scuola, sul senso di riscatto che può nascere da uno strumento musicale o da una matita ben impugnata, ce ne sono a dozzine. Il filone è stato così battuto da essere arrivati a raschiarne il fondo. La mélodie di Rachid Hami s’inserisce su questo binario, che dà sicurezza e non tradisce grossi rischi, e conduce in porto il suo film come un compitino ben fatto, ma niente più.

Presentato Fuori Concorso al 74esimo Festival di Venezia e passato poi alla rassegna fiorentina France Odeon 2017, La mélodie fa il minimo sindacale, inquadrandosi nei parametri di una canonicità stilistica ed espressiva che rasentano l’infantile. È la solita “sonatina” di formazione sul potere della musica, che dà speranza ad un branco di bambini dimenticati dalla società e ridà il sorriso ad un violinista che ha dimenticato il significato della parola “divertimento”. Ecco, anche Rachid Hami dimentica il significa di questa parola. La mélodie rasenta la noia, come un andante (ma non troppo) che non cambia mai tono. Ripropone i più ritriti clichè del “genere” (perché di tale praticamente si può parlare di fronte ad un filone filmico così frequentato) come temi ripetitivi di uno spartito che non sa emozionarci.

La mélodie è tecnicamente ben fatto, tutto è al posto giusto nel momento giusto (anche se sulla durata si poteva sforbiciare un bel po’!). È esattamente come un violinista impeccabile nella tecnica, ma immaturo nella trasmissione dei sentimenti. La mélodie suona note su note che non riescono a far vibrare il cuore dello spettatore. Ed è un peccato, perché il manipolo di bambini allo sbando, un po’ in stile La classe di Cantet e un po’ Io speriamo che me la cavo della Wertmuller, suscita simpatia (su tutti il grassoccio solista).

Kad Mèrad, a cinque anni da Superstar di Xavier Giannoli (presentato a Venezia 69), torna sul grande schermo in un ruolo drammatico. Se nel 2012 si trincerava dietro la maschera dell’ebete intontito dall’improvvisa e ingiustificata notorietà pubblica, stavolta si nasconde dietro un’inespressività che si scioglie solo in alcuni fuggitivi sorrisi da primo anno d’accademia teatrale.

Film sulla musica

Film sulla scuola

Un commento

  • Non sono per niente d’accordo! Il film non parla di musica, di imparare o meno uno strumento, ma di una classe che, nella musica trova unità, amicizia, complicità!
    È un film bello, semplice, si lascia guardare e ti commuove…!
    Bravi tutti!

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