La La Land di Damien Chazelle: let’s dance (again)!
Il musical ha reso grande il cinema hollywoodiano. Soprattutto negli anni Trenta, ai tempi gloriosi del cosiddetto Cinema americano classico, con evergreen come Il mago di Oz (1939) o Top Hat (1935). Poi col tempo il genere si è inabissato, andando per un po’ in letargo. Un primo risveglio nel 1961 con West Side Story, che innovò profondamente il pattern del musical americano (ricorrendo ad esempio a scene girate in ambienti reali, cosa allora inusitata). Poi un secondo lungo letargo e un nuovo risveglio qualche anno fa con Les Miserables di Tom Hooper, musical tendente al film-Opera che ha impressionato per gigantismo e composizione sinfonico-visiva. Non a caso vinse tre Premi Oscar e tre Golden Globe. Stesso trionfo sembra essere riservato e destinato pure a La La Land di Damien Chazelle, che ha aperto col botto la 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Senza dubbio il film d’apertura più applaudito degli ultimi anni sia dal pubblico che dalla critica.
Un musical che in primis ci consegna una palpabile certezza: abbiamo un nuovo grande regista, ossia Damien Chazelle. Se Whiplash (2014) era l’antipasto, La La Land è un menù completo e ghiottissimo. Se in Whiplash c’era ancora un regista in progress desideroso di mostrare i denti e i nervi, in La La Land siamo di fronte ad un regista maturo, che sa dosare il suo talento incanalandolo al meglio. Perché Chazelle dimostra di essere “regia” non solo nel suo significato di esecuzione e messinscena, ma anche e soprattutto di idea e ideazione. Lo urlano le sequenze di puro musical tutte girate in piano sequenza, senza tagli di montaggio, dove la macchina da presa veste il ruolo del “ballerino in più”, che tutto segue, abbraccia, revisiona, innalza.
La La Land è un musical pimpante, brillante, che impressiona sin dalla prima sequenza che, non a caso, ricorda il “copernicano” West Side Story. Un musical moderno , meno radicale di Les Miserables (che era praticamente cantato nella sua interezza), più aperto ad incontrare una molteplicità di pubblici, figlio anche, nella fotografia, dell’epoca di Instagram.
La La Land è un turbinio di colori, verve, romanticismo, classicismo e novità allo stesso tempo. Un vero piacere per gli occhi e il cuore dello spettatore.
Bravissimi i due interpreti principali, affiatati, precisi, mai colti in fallo a pestarsi i piedi (metaforicamente e non solo). Detto questo, spicca Ryan Gosling e il suo innato talento comico, di cui aveva già dato prova in The Nice Guys.