La ballata di Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen: recensione

Recensione di La ballata di Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen.

The ballad of Buster ScruggsScritta da Vanessa Forte.

Un vecchio libro si apre per raccontare sei differenti storie western. Protagonisti sono un pistolero canterino, un rapinatore di banche, un cercatore d’oro, un uomo del circo, una sposa di frontiera al seguito di una carovana e, infine, due cacciatori di taglie a bordo di una diligenza.

Quella che doveva essere una serie targata dall’ormai dilagante e potentissima Netflix si è tramutata, in corso d’opera, nel nuovo lungometraggio dei fratelli Coen, La ballata di Buster Scruggs, in concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia.

Film antologico dal cast stellare (spiccano James Franco, Liam Neeson e l’iconico Tom Waits), racchiude nei suoi sei capitoli il nuovo atto d’amore dei Coen verso la vecchia Hollywood nella sua espressione più pura e nobile, ovvero il western. Mescolando Sergio Leone a John Ford, i due registi americani hanno dipinto un intrigante affresco tragicomico che racchiude in sé tutte le componenti essenziali della loro cifra stilistica, ossia la commedia, il dramma e la musica, per darci uno spaccato magistrale, sia dal punto di vista narrativo che visivo, di tutti gli archetipi del vecchio west: i pistoleri, gli indiani, i cercatori d’oro, tutti impegnati in una sorta di  viaggio nell’incontaminata natura dei magnifici paesaggi della nuova frontiera, meta e al tempo stesso limite del sogno americano. In questa cornice Ethan e Joel Coen hanno racchiuso storie molto differenti per toni, tempi e ritmi, ma unite da un tema comune: la morte, alias l’estremo prezzo dei sogni.

In La ballata di Buster Scruggs i Coen esasperano tutti gli archetipi del genere, portandoli al limite del surreale,  utilizzando la loro usuale dose di nerissima ironia per mostrare allo spettatore con quanta costanza e determinazione gli esseri umani cerchino di realizzare le proprie ambizioni, ma anche come, il più delle volte, il fato li colpisca a tradimento, e duramente, quando sono sul punto di realizzarle. Ecco allora che le risate iniziali che risuonano nelle ampie praterie sfumano verso pensieri più seri e taciturni. Il risultato è un film paradossalmente triste e dal sapore agrodolce, che non aggiunge niente alla cifra stilistica dei due cineasti pur essendo, com’è loro abitudine, ben confezionato e di eccellente qualità.

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