L’ Universale: nostalgia canaglia.
“Ho un’amica: Miss Nostalgia. Non voltarti, non voltarti”. Così cantano gli Stadio nella loro ultima canzone, da pochi giorni affacciatasi sulle frequenze radiofoniche. Protagonista la nostalgia (canaglia), una signorina che rimane sempre giovane e sempre sensuale, capace di richiamarci al passato, fino a farci guardare indietro. Ma il trucco, per non rimanerci fregati, sta proprio lì: nel non voltarsi.
E invece quello che fa Federico Micali con L’ Universale è proprio guardare al passato, un passato glorioso, mitico, spassoso, dove adagiarsi e pensare alla “quant’è bella giovinezza”. Ecco, L’ universale è primariamente questo, un atto nostalgico, al calduccio di un ricordo forte. Ma la nostalgia, di sua natura, è risaputo, rimane leggera, sospesa in aria, sempre svolazzante, praticamente impalabile. E purtroppo questo è l’esito del film L’ Universale: rimanere troppo leggero, volatile e volatilizzato, perennemente in superficie, senza mai atterrare nella sostanza di quella realtà amata e raccontata, quella di un cinema prima di popolo e poi d’essai che ha fatto scuola.
L’ Universale rimane, come il ricordo con cui va a braccetto, un rosario di aneddoti e di personaggi degni del Giornalino di Gian Burrasca. Il regista Federico Micali, pur zigzagando tra altri contenuti (terrorismo nero e rosso, le droghe libere come le radio, gli influssi della New Wave, la prima crisi del cinema con il boom delle televisioni, ecc.), non scende mai in profondità in nessun topic. Come se non avesse voglia di impegnarsi più di tanto, più del previsto. Lancia il sasso, ma nasconde la mano. Ed è un vero peccato. Perché un piccolo sforzo in più avrebbe dato a L’ Universale qualcosa per essere ricordato.
Questa andante superficialità, però, pone un problema. Il film L’ Universale manca di regia, di approfondimento psicologico dei personaggi, di cura filologica di ambienti e costumi, di fusione visivo/sonoro. Nonostante tutto questo, però, paradossalmente, il film c’è. E non sto contraddicendo quanto espresso fino ad ora. Voglio dire che, in tutta questa levità, la storia (anzi la storiellina) c’è. Il film su questo funziona, si segue e suscita risate. Sorge quindi una domanda, anche in questo caso nostalgicamente: cosa sarebbe potuto essere L’ Universale dando un pochino più di spessore, e meno provincialismo, a quel contorno storico che fatica ad entrare nel film, in sala e in noi? Ah, nostalgia, nostalgia canaglia…