Knock Out, diverte la signorina Rambo di Mr. Soderbergh
“Cazzo”. Con questa parola si apre (ma anche si chiude, in nome di una perfetta e ponderata circolarità) Knock Out – Resa dei conti di Steven Soderbergh. Ed esce dalle dolci labbra su vigorosa mascella di una (non) gentil donzella: Mallory Kane, interpretata da una magnifica e mascolina Gina Carano (campionessa lottatrice di arti marziali miste). Una parola che è simbolo di una donna con le palle, per di più quadrate.
Mallory Kane è un Robocop al femminile e senza armatura, una Nikita all’ennesima potenza, sensuale ed aggressiva, un Jason Bourne in rosa e rosso sangue, una panterona che sfodera calci alla Street Fighter e compie acrobazie al limite del wrestling professionale e l’arte del katana orientale. E’ lei stessa a definirsi con una non-dama, non abituata a portare i tacchi né tantomeno la gonna. Stemperando un po’, è l’incarnazione della “signorina Rambo” cantata dal nostro Roberto Vecchioni nella sua celebre Voglio una donna. Riunisce in sé tutti i picchiaduro del cinema anni Novanta: Jean Claude Van Damme, Steven Seagal, Chuck Norris, ecc.
Un personaggio che vive sulle spalle robuste e possenti di una Gina Carano in stato di grazia, una spanna sopra tutti i suoi illustri colleghi di set (Ewan McGregor, Michael Douglas, Michael Fassbender, Antonio Banderas, Mathieu Kassovitz).
In Knock Out va in scena la più classica storia di vendetta tremenda vendetta, un Machete “in salsa rosè” (ma nemmeno tanto!) che diverte ed è cosciente del suo non essere nulla di nuovo. Mallory è una macchina da guerra umana creata dalla CIA che, tradita in missione, colpirà duro, basso, sotto la cintura e dovunque ci siano carne da illividire e ossa da rompere, pur di sentirsi in pace con se stessa (mentre i rivali sperimenteranno la pace eterna).
Soderbergh non è uno sprovveduto e si pone un unico scopo: farci divertire. E ci riesce puntando tutto sull’ attesa, una suspense non ostentata, i tempi dilatati. Un divertimento di una violenza così calibrata e studiata a tavolino da essere comica (il vassoio volante che stende in chiave simil-demenziale è un esempio su tutti). Il regista di Contagion prende inoltre “in prestito” da Rodriguez e Tarantino i titoli iniziali per presentarci alcuni personaggi e una pellicola vagamente sgranata alla Planet Terror. C’è la facoltà di intendere e di volere di aver voluto realizzare un’opera “di serie B” nella sua filmografia, una sorta di sassolino nella scarpa da togliersi assolutamente, pur con il contrappunto di avere alla sua corte un cast stellare.
Da segnalare la colonna sonora blanda e tintinnante, orecchiabile e “da roulette”, del fedelissimo David Holmes, artefice delle musiche della trilogia su Daniel Ocean e dell’acclamato Hunger di Steve McQueen, adesso nelle sale italiane.
Memorabile il corpo a corpo tra Gina Carano e Michael Fassbender, che mischia il bellico all’erotico tra cosce strette al collo e sodi cazzotti, bajours soffuse e specchi infranti, candidi letti da disfare e cuscini silenziatori.
Dunque, ho finalmente visto knock out da uqando me l’avevi proposto ieri mattina alle 6 (dopo Carnage per dire), quindi forse il mio giudizio non è molto lucido. Ma a me sinceramente è rimasto totalmente indifferente, cosa che dimostra il detto che un buon attore non fa un buon film. E non sono d’accordo sulla buona recitazione della maestra di karate, anzi. Il film si regge (poco) perché ci sono tutta una serie di attoroni. Del resto più o meno era quella l’idea che avevo prima di vederlo, e non mi sono rimasto stupito. La storia è scontata. Alcuni apprezzamenti comunque sulla regia che è buona, come la sequenza di apertura, o è vero, le scene di lotta (ma io sono comunque rimasto scettico nella lotta di Fassbender: primo lui è veramente un coglione come agente perché entra nel bagno e lei guarda il cell, secondo quando lo ammazza, non fa nemmeno un gesto di protesta e la cosa lascia un po’ perplessi: insomma la mia sospensione dell’incredulità si è sospesa) . Ma è tutto a fatto ad arte, per stupire e dopo un po’ uno stacca la concentrazione. Non uno sforzo sulla storia che in alcuni punti colpisce per debolezze: come il tizio che la riconosce alla festa e poi sparisce (a che pro dire questo, solo per metterla in allarme? Un po’ labile). In sintesi: bah!