Jane Got a Gun: la signora (armata) del West.
“Il cinema: una donna nuda e un uomo con la pistola”. Così la pensava Dino Risi, che di western non ne ha mai girati. Provate però a vestire la donna (magari lasciandola un po’ scollacciata) e metterle in mano una pistola. Il risultato è una piccola grande rivoluzione nel genere western.
Jane Got a Gun (2016) di Gavin O’Connor è solo l’ultimo degli western con protagonista una donna armata di fucile o pistola, donna tutta d’un pezzo, padrona di sé e del suo destino, nonché degli uomini (non a caso la pistola è simbolo fallico per definizione).
Questa è Jane, interpretata da Natalie Portman, una donna che con gli uomini, e le armi, ha fatto il bello e il cattivo tempo. Jane è infatti riuscita a rifarsi una vita con il marito Bill Hammond, delinquente che l’ha salvata dalle angherie degli uomini del temibile John Bishop (Ewan McGregor). Ma quando Bill torna a casa moribondo con la schiena crivellata di colpi, Jane decide di prendere in mano la situazione (e un’arma da fuoco) per salvare la sua famiglia da Bishop e dai suoi scagnozzi. Ma per riuscirci non può che chiedere aiuto al suo ex amante, Dan Frost (Joel Edgerton).
Partiamo col dire che Jane Got a Gun è innanzitutto un gran bel film e un gran bel western. In tempi recenti, dopo il memorabile ed epigrafico (per il genere western) Gli spietati (Unforgiven, 1992) di Clint Eastwood, oltre al duo tarantiniano Django Unchained e The Hateful Eight (che però a ben vedere non sono propriamente e solamente degli western), ricordiamo il sottovalutato Open Range – Terra di Confine di Kevin Costner. Jane Got a Gun è un film teso, che comincia al trotto e finisce al galoppo, che sa sposare i topic ma non i cliché del genere. Una vicenda originale e una messinscena che hanno il pregio di non mostrare troppi influssi derivanti da film precedenti. Forse il più evidente, e trasversale, è Cane di paglia (Straw Dogs, 1971) di Sam Peckinpah (che al western ha regalato quella perla de Il mucchio selvaggio) per l’ambientazione domestica che diventa fortino (in)espugnabile dall’attacco esterno di un manipolo di nemici.