Io e te: recensione del libro di Niccolò Ammaniti
Recensione del libro Io e te di Niccolò Ammaniti.
Opera ingiustamente ritenuta da molti come minore nella produzione letteraria di Niccolò Ammaniti, più per la quantità di pagine (poco più di cento) che per la qualità intrinseca, Io e te è un romanzo che si legge in un giorno, imperniato su pochi ma solidi elementi: una cantina, una bugia, il desiderio di libertà, l’arrivo improvviso di una sconosciuta, ma soprattutto l’incontro di due solitudini.
Fondante e fondamentale la breve intro che apre il libro: “Il mimetismo batesiano si verifica quando una specie animale innocua sfrutta la sua somiglianza con una specie tossica o velenosa che vive nello stesso territorio, arrivando a imitarne colorazione e comportamenti. In questo modo, nella mente dei predatori, la specie imitatrice viene associata a quella pericolosa aumentandone le possibilità di sopravvivenza”. Il protagonista Lorenzo è, secondo la nota definizione di Aristotele, un animale poco sociale, incerto sul suo posto nel mondo, desideroso di essere come gli altri, ma così introverso e poco empatico da avere grosse difficoltà nell’instaurare rapporti. Il romanzo, anche per via della passione che Lorenzo ha per gli animali mimetici, gioca molto su quest’idea della “imitazione” come “sopravvivenza” nella società, come via per essere accettati anche se necessita di una bugia a lunga scadenza. Così succede che finge di andare in settimana bianca con gli amici, mentre in realtà si chiude in cantina per starsene in santa pace. Lorenzo è solo tanto quanto lo è Olivia, sorellastra dimenticata dalla famiglia, che si è rovinata con la droga. L’incontro tra i due, dopo una serie di attriti iniziali, è una benedizione per entrambi, scoprendo che si può stare con gli altri essendo perfettamente se stessi, senza maschere né menzogne o sotterfugi dalle gambe corte.
Io e te lo si legge velocissimamente, ma ciò che ci lascia dentro rimane molto più a lungo. Certo, è una storiellina in confronto agli altri romanzi di Ammaniti, ma non per questo va screditato. Anzi va giudicato senza ricorrere al mezzuccio e alla tentazione di metterlo in concorrenza con gli altri libri dello scrittore romano.
Con una manciata di ingredienti, all’apparenza fragili, Ammaniti confeziona una storia tanto semplice quanto profonda, un racconto lungo che sa perfettamente dove colpirci, anche se finge una studiata ingenuità.
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