East End, intervista ai realizzatori Skanf e Puccio

skanf e puccioHo già parlato in questo post di quella piccola grande perla di East End di Luca Scanferla e Giuseppe Squillaci, in arte Skanf e Puccio. Non contento, li ho pure intervistati. Ecco cosa mi hanno raccontato!

“Semel in anno licet insanire” (Una volta all’anno è lecito impazzire) dicevano gli antichi Romani. Ed East End è una sorta di grande carnevale animato della creatività e della libertà espressiva, ricco di spunti e di colori. Come è nato questo progetto e quanto ci è voluto a realizzarlo?
Stavamo lavorando a un video commerciale che richiedeva l’utilizzo di animazioni molto semplici, e complice la follia del gruppo di CANECANE, abbiamo cominciato a giocare con i personaggetti di quel progetto sfruttandoli per situazioni comiche assurde. Così è partita l’avventura, Puccio ha disegnato su un tovagliolo il primo schizzo dei nostri bambini e Skanf ha cominciato a scrivere delle situazioni con due o tre personaggi. Piano piano il progetto è cresciuto con l’aggiunta dei disegni di Andrea Minella, i fondali di Paolo Maddaleni, gli storyboard di Gianluca Greco.
In quasi due anni di lavoro, da metà 2014 a metà 2016, abbiamo coinvolto le voci protagoniste della storia, musicisti, disegnatori, animatori, illustratori, uno studio intero in Canada sotto la direzione di Matthew Lyon, la post produzione e il montaggio audio e video, i Gamezero, i Superobots.
Ognuno ha messo nel film amore e passione, senza risparmiarsi e aggiungendo creatività e dettagli che si scoprono solo con molta attenzione. Sparso nel film c’è l’immaginario, l’amore per l’animazione e per questo lavoro di tutti.

Ora spostiamo un attimo l’attenzione su voi due, Skanf e Puccio. Come vi siete conosciuti e quando avete capito che East End sarebbe stato il vostro comune esordio cinematografico?
Ci siamo conosciuti a Terni, all’Accademia Europea degli Effetti Speciali di Carlo Rambaldi, una persona incredibile sul piano artistico e umano. Lì per tre anni abbiamo condiviso un appartamento in cui costruivamo mostri e giravamo cortometraggi improbabili, studiando la mattina con il Maestro e i suoi collaboratori, e vedendo tre o quattro film uno di seguito all’altro la notte. Tre anni di studio matto e disperatissimo. Abbiamo poi lavorato insieme a diversi spettacoli teatrali e a sperimentazioni varie, cercando i fondi e l’occasione per realizzare una delle nostre tante idee per il cinema, mentre portavamo avanti le nostre carriere professionali negli effetti speciali visivi: sfortunatamente non siamo mai riusciti a scrivere una storia semplice, siamo sempre stati attratti da situazioni complicate e piene di eventi assurdi, affascinati dagli effetti speciali, dai mostri e dalla fantasia. Così abbiamo scelto di utilizzare l’animazione come mezzo espressivo, considerando che la sintesi dello stile visivo ci avrebbe permesso di superare tutti i limiti: disegnare un appartamento costa quanto disegnare la sala controllo della Nasa; “codificare” le animazioni si poteva trasformare in un immediato risparmio, basti pensare che i nostri personaggi sono visti quasi sempre in tre modi, di tre quarti, di profilo e di spalle; eliminare la vista frontale ha rappresentato un risparmio netto del 25% in tutte le lavorazioni successive, niente espressioni frontali, niente labiali frontali, niente cicli di animazione frontali. Questa è stata la svolta che ci ha fatto capire che ce l’avremmo fatta.

east end papiTalebani, Elvis Presley, kamikaze, i due pontefici, Nanni Moretti, Merkel e Berlusconi, Barack Obama e Francesco Totti, George Clooney e Roberto Saviano. East End è un vero spasso nel vedere tutti insieme questi personaggi. Come è stato riunirli sullo stesso “set”? Per di più sullo sfondo di una nuova Roma Capitale e allo sbando…
È stato divertente. Alcuni personaggi erano previsti fin dalla prima stesura dello script, mentre altri sono stati il frutto di intuizioni improvvise, durante la registrazione dei dialoghi o in fase di storyboard. L’immaginario in cui sono immersi i protagonisti del film è quello condiviso da tutti i cittadini occidentali, così abbiamo scelto con cura le guest star ogni volta che ne sentivamo il bisogno e la storia si è di conseguenza contaminata con la realtà: ad esempio quando i bambini sequestravano il Golia, abbiamo avuto bisogno della reazione del Presidente degli Stati Uniti, e abbiamo chiamato in causa Obama: ma cosa stava facendo Obama in quel momento? Stava spiando gli alleati (il caso NSA), e in particolare la Merkel che in quel momento si stava prendendo una rivincita su Berlusconi, a seguito dei famosi commenti che lui fece riguardo al suo aspetto fisico. I nostri bersagli non sono quindi i singoli personaggi  ma i luoghi comuni e i pregiudizi su argomenti purtroppo sempre attuali, controversi e difficili da affrontare come il terrorismo, la religione, l’accettazione della diversità e soprattutto la difficoltà che possiamo avere nell’interpretare certi fenomeni mediatici.

C’è sicuramente qualcosa alla South Park in East End. Ma anche qualcosa dei Griffin, pur con un cinismo più bonario in stile The Simpson. Skanf e Puccio, quali sono state le vostre fonti d’ispirazione, visive e non? Immagino per lo più provengano dal cinema americano…
Per questo progetto siamo partiti da South Park, perché lo stile visivo scarno viene superato ampiamente dal significato, spesso sorprendentemente profondo, delle vicende narrate. Poi il gruppo di lavoro ha cominciato ad aggiungere qualità, colori, idee e il progetto è cresciuto moltissimo andando a pescare da fonti anche molto distanti tra loro, citate in maniera più o meno esplicita attraverso dettagli e particolari nascosti un po’ ovunque. Le nostre fonti d’ispirazione sono i grandi film, sia comici che di fantasia, sia drammatici che di genere: in East End confluiscono Spielberg e Nanni Moretti, George Lucas e Sergio Leone, Mario Bava e Alfonso Cuaròn.

east end obamaEast End in un certo senso è a tutti gli effetti un film d’animazione per adulti. Una tipologia di “cartoon” sempre più diffusa negli ultimi anni (penso ad Anomalisa di Charlie Kaufman, a Valzer con Bashir di Ari Folman, ecc.). Perché secondo Skanf e Puccio anche i film d’animazione stanno mutando pelle, destinandosi ad un pubblico più “grandicello”?
In realtà solo in Italia il cartone animato è pensato come una esclusiva dell’intrattenimento per bambini. Basti pensare ai cartoni animati giapponesi che hanno da sempre raccontato incredibili storie per adulti, anticipando la fantascienza e affrontando temi modernissimi come la sessualità, la trasformazione del corpo, la guerra, l’impatto delle nuove tecnologie. Si ricordano l’animazione di The Wall dei Pink Floyd o Heavy Metal di Gerald Potterton, per non parlare di Fritz il gatto di Ralph Bakshi. Certo il mercato sembra dire che è difficile portare al cinema un adulto a vedere un cartone animato per adulti, mentre in televisione o sul web la richiesta è altissima, un po’ come accade per il porno (risate). Ultimamente sono forse quei bambini cresciuti negli anni ’80 con i cartoni animati giapponesi in televisione, che una volta diventati adulti vogliono continuare a vedere storie raccontate con la tecnica dell’animazione che hanno amato da bambini, rielaborata con tematiche che sentono necessarie e più vicine ai loro sentimenti.

Quanto è difficile fare film d’animazione in Italia oggi e soprattutto quanto è dura esordire con una tipologia di film non così abusata nel panorama italiano?
Durissima. In Italia quando proponi un progetto che non è la solita, collaudata commedia, la gente ti guarda come se fossi un folle. Se poi hai l’ardire di proporre un film d’animazione che non si rivolge ai più piccoli, l’interlocutore si potrebbe anche paralizzare dal terrore. Partire nella più assoluta indipendenza e autonomia è stata un’occasione unica, che ci ha permesso di liberare la nostra fantasia senza l’appiattimento richiesto dal mercato e, grazie alla forza e all’unicità del progetto, siamo riusciti comunque ad attrarre non solo i capitali, ma anche gli artisti e le figure professionali che ci servivano, tutti con lo stesso nostro folle desiderio di sperimentarsi su qualcosa di diverso dal solito.

Ultima domanda: state già lavorando a qualcosa di nuovo o avete già nuove idee da sviluppare?
Al momento stiamo lavorando allo sviluppo della serie Tv di East End. Abbiamo già scritto i soggetti per le puntate delle prime due stagioni, così come abbiamo individuato dei partner esteri interessati a partecipare in qualità di co-produttori. Stiamo anche sviluppando un nuovo progetto supersegreto cross-mediale. Certamente aspettatevi delle sorprese, anche completamente diverse.

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