Insospettabili Sospetti: la comicità intelligente di Zach Braff

insospettabili sospettiÈ probabile che anche i protagonisti di Insospettabili Sospetti conoscano la massima di Winston Churchill: “Mai, mai, mai arrendersi. Non cedere mai davanti all’apparente superiorità schiacciante del nemico”. Sia esso la vecchiaia, la malattia o una banca.

Tre amici ottuagenari, Willie (Morgan Freeman), Joe (Michael Caine) e Al (Alan Arkin), vivono le proprie giornate tra acciacchi e una routine fatta di partite a bocce e reality trash. Ma quando il loro istituto di credito li priva del fondo pensione per coprire un’assicurazione aziendale, decidono di non lasciarsi andare bensì reagire, opponendo un atteggiamento “proficuo” ma non propriamente savio: rapinare la banca per riprendersi ciò che spetta loro, ovvero l’ammontare delle proprie pensioni, dando però il resto in beneficenza, perché il loro è un atto di dignitosa rivalsa e non di disonesto latrocinio.

Considerando l’abbondanza dei rifacimenti proposti da Hollywood negli ultimi anni, è sicuramente una scommessa aperta scegliere di realizzare l’ennesimo remake. Zach Braff, però, che i più ricordano come il protagonista della serie cult Scrubs, è un regista ormai consolidato che con Insospettabili Sospetti mette mano a Vivere alla grande di Martin Brest, riuscendo a realizzare un film deliziosamente vivace e spassosamente tenero.

Braff, avendo a disposizione un simile blasonato tris d’assi attoriale, intelligentemente non calca la mano, anzi opta per una regia basica e molto uniforme, la quale, sfiorando diversi generi, corre sul filo che separa il dramma dalla commedia, col fine di esaltare e mettere in luce le qualità di questi fuoriclasse senza mai andare oltre alle righe.

Gli dà man forte la sceneggiatura di Ted Melfi, il quale, pur partendo da una storia piuttosto ordinaria, denuncia la precaria situazione socio-economica attuale (non solo americana ma ormai globale), mantenendo però, nei dialoghi brillanti, ricchi di battute mai scontate, una tale levità da incantare gli spettatori di ogni età.
E se è pur vero che l’andamento di Insospettabili Sospetti, tra la parte sulla preparazione del colpo e quella sulla vita di tutti i giorni dei tre amici, ha del discontinuo, ci pensa proprio la sublime recitazione dei tre protagonisti a riequilibrare il tutto. Il loro influenzarsi vicendevolmente, soprattutto nelle pause tra una chiacchera e un lazzo, nei silenzi riempiti con un gesto o uno sguardo, è, a conti fatti, il vero asse portante di questo film agrodolce. Il loro magnetico bilanciamento, costruito sulla raffinatezza di Caine, l’acume di Arkin e l’impassibilità di Freeman (che si pone come ago della bilancia tra i due), è una dimostrazione d’autentico talento e incredibile mestiere che fa apparire facile ciò che non lo è affatto.
Ciliegina sulla torta, che rimarca con forza la volontà di costruire tutto il film sulla capacità interpretativa, è la scelta di comprimari all’altezza: l’agente tonto dell’FBI Matt Dillon, la ancora bellissima Ann-Margret e soprattutto uno spettacolare e sempre più svalvolato Christopher Lloyd.

scritto da Vanessa Forte

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