La donna della mia vita

la-donna-della-mia-vitaLa mamma è sempre la mamma. Anche quando è impicciona, invadente, pressante, factotum, burattinaia e artefice di etichette sui destini dei suoi figli. E’ questo lo spunto alla base de La donna della mia vita di Luca Lucini. Un’idea che viene palesata con forza nella prima sequenza, perduta nella fase centrale, e riaffermata con chiarezza in un happy ending a sorpresa.

A dare forma a questo personaggio ci pensa una splendida Stefania Sandrelli (65 anni e non sentirli!). Puntuale, ben calata nella parte, madre padrona e confortante, regala una performance che allieta e convince. Una conferma in più dopo le straordinarie prove in “Ce n’è per tutti” di Luciano Melchionna e “La prima cosa bella” di Paolo Virzì. I figli sono interpretati da due bellimbusti: Luca Argentero e Alessandro Gassman. Il primo, genuino e uscito incredibilmente illeso dal tritacarne del Grande Fratello, è il più amato sia dalle donne italiane sia dai director italiani. Tutti, da Ozpetek a Placido, lo vogliono. Ma questo è tipico del cinema nostrano, che va a folate. Ci siamo innamorati di Stefano Accorsi, poi di Pierfrancesco Favino e ora tocca ad Argentero. Pur sempre con merito, sia chiaro. Il secondo porta con dignità sulle spalle un cognome importante, pur riuscendo a non patirne troppo il peso. La commedia è il suo habitat, come confermano le prove in “Teste di cocco”, “Basilicata coast to coast” e “Ex”.

Grande orchestratore di questo intreccio tipicamente teatrale ordito da Cristina Comencini, è Luca Lucinifront man della bella commedi(ol)a tricolore. Sforna quasi un film all’anno e non sbaglia un colpo. Sfugge al cinepanettone, si divincola dalle volgarità dei Vanzina, ma anche dal modus operandi di Pieraccioni e Veronesi. Dimostra insomma di avere un suo stile semi-autoriale. Questo film, come tutti gli altri, scorre senza intoppi e senza strappi, con anche una certa cura della fotografia (scura, alto-borghese, metropolitana, milanese).

Insomma, La donna della mia vita ha una buona sceneggiatura che gioca con brio sui concetti di età, amore eterno, anima gemella, influssi familiari alla “tale padre tale figlio”, pur inquadrandoli sempre con un risvolto inatteso. Davvero un buon film che diverte e stimola il pensiero, da godersi in compagnia di amici, e amiche.

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